In seguito a quanto accaduto nei giorni scorsi, ovvero la liberazione delle due volontarie Vanessa e Greta, una donna si racconta per sfogare l'incubo subìto da lei e suo figlio nel 1983, per mano di uomini che li rapirono, ma anche per chiedere le ragioni per cui lo Stato non intervenne.
Il Fatto
Era il 1983, quando Anna Bulgari Calissoni e suo figlio Giorgio vennero sequestrati, bendati e portati via con forza dalla loro casa in campagna, senza alcuna ragione, per 36 interminabili giorni. Innumerevoli le torture subite per sollecitare il pagamento del riscatto, come ad esempio l'orecchio tagliato al giovane Giorgio Calissoni di appena 16 anni.
I rapitori sollecitavano il pagamento minacciando di morte le due vittime, la familgia Calissoni fu abbandonata dallo Stato e da tutte le autorità, e a dover competere con questi uomini spietati vi fu soltanto la figlia della donna, Laura. La vicenda fu supportata dalle forze dell'Ordine, ma il riscatto venne pagato esclusivamente dalla figlia, che a sua volta fu minacciata dal pubblico ministero di bloccarne i beni laddove si procedesse con il pagamento del riscatto.
Ostaggi di serie A e di serie B
Si torna dunque a riflettere su queste situazioni, sulle differenze che talvolta emergono, la cui natura si disconosce. E' così assurdo pensare che esistano davvero ostaggi di serie A, come vengono considerate oggi Greta e Vanessa e ostaggi di serie B, rappresentate da famiglie comuni che vivono la loro vita agiata, sì, ma che, tuttavia, non meritano questo trattamento, e infine i prigionieri di cui da tempo non si hanno notizie, come Giovanni Lo Porto e il Gesuita Padre Paolo dell'Oglio scomparsi rispettivamente nel 2012 e nel 2013.
Per il governo solo numeri e non persone
E' triste pensare che molta della gente comune sia considerata soltanto un numero da parte del Governo, una sequenza numerica che deve produrre per fare andare avanti il paese, ma di cui disfarsi laddove non serva più. Sembra pura utopia, ma si tratta, purtroppo, di assoluta realtà.