Un recente comunicato stampa a cura dell'ISTAT, il rapporto annuale sulla Produzione e lettura dei libri in Italia, notifica che nel 2014 i lettori comuni hanno rappresentato il 41,4% della popolazione, meno del 2013, in cui sono stati il 43%.  Notizie che non sorprendono sono che la lettura è più una propensione femminile, ma anche che questa stessa propensione varia a seconda dell'ambiente familiare (nonostante, ovviamente, non possa non esistere il caso opposto, in cui un individuo è l'unico lettore della propria famiglia, la pecora nera c'è sempre!).

Certo spaventa uno dei dati che vengono riportati, ossia che il 9,8% delle famiglie (nella pratica, una su dieci) non possiede alcun libro in casa. Pensare che in una casa non esistano Libri è davvero tragico, perché vuol dire che la famiglia non tiene nemmeno una copia del proprio testo sacro: questo ci fa riflettere che, probabilmente, questa percentuale rappresenti perlopiù le famiglie straniere che, non conoscendo la lingua italiana, si trovano in profondo imbarazzo anche solo nell'avere un libro che non sono in grado di leggere. Di conseguenza, seguendo questa supposizione, il dato va letto non tanto come campanello d'allarme, ma come stimolo a fare di più per l'integrazione degli stranieri nel nostro paese.

La lingua, come primissimo strumento di comunicazione, dovrebbe essere l'esigenza fondamentale e il primo punto in un programma che vuole creare una comunità, se non unica, almeno unita aldilà delle differenze.

Questo discorso va applicato anche ai giovani italiani. Moltissimi, infatti, sono i bambini e i ragazzi under 18 che, semplicemente, non aprono un libro di propria spontanea volontà: certo è che, finché li si fa vivere sotto una campana di vetro, in una torre d'avorio, in cui essi sono coccolati e viziati, accontentati in tutto per tutto e inseriti in contesti fatti apposta per loro, troppo interattivi e irreali, troppo costruiti sui loro desideri piuttosto che sul loro futuro di cittadini, essi non avranno mai voglia di leggere delle righe nere su pagine bianche, che non si muovono né emettono suoni.

Forse, per far amare la lettura ai giovani, non c'è bisogno della Playstation e del computer, dei tablet e dei programmi televisivi, ma del caro vecchio metodo, quello dell'immaginazione. Coloro che ancora immaginano e sono curiosi di sapere non dagli schermi, ma dalla carta ruvida, sono stabili al 14,3%, e sono i lettori forti, ovvero che leggono in media un libro al mese. Qual è il loro segreto?