In tempi di elezioni e campagna elettorale è facile imbattersi in scontri verbali tra opposte fazioni politiche ciascuna convinta di possedere la formula per il benessere dei cittadini e la giusta interpretazione della realtà. Quando le elezioni interessano poi le amministrazioni locali o regionali molti comportamenti rientrano più nel folclore che nel vero dibattito politico. Tuttavia nei giorni scorsi una notizia, anzi una dichiarazione, è riuscita a soprendermi.

Nel comune vesuviano di Portici, dove è ubicata la splendida quanto malridotta Reggia Borbonica, un candidato appartenente ad una lista civica nell'orbita di De Luca, ha ritenuto opportuno difendere il proprio diritto a promuovere la propria candidatura.

Giusto! Ovvio! Peccato che la sua pretesa è di esercitarla anche a discapito del decoro urbano, del rispetto della legge oltre che del demanio pubblico.

La sua difesa si rivolge infatti a chi lo accusa di imbrattare i muri della città di Portici con i suoi manifesti elettorali. Il candidato si dichiara vittima dell'inadempienza del comune, reo di non aver montato i tabelloni elettorali cosa che lo costringe a dover affiggere i manifesti sui muri per poter difendere un suo diritto: quello di fare campagna elettorale. A supporto della sua tesi nonchè della sua reputazione dichiara di aver sempre pagato i diritti di affissione, ovviamente non in campagna elettorale.

Chapeau non c'è che dire



Ammetto di non conoscere il candidato in oggetto, che per rispetto ma anche perchè non necessario non nomino, e sono sicuro sia una persona per bene.

Forse si sarà fatto influenzare dal suo candidato presidente della regione De Luca e dalla sua reticenza al rispetto della legge in favore di una campagna elettorale "dovuta". Tuttavia mi sento di fare alcune osservazioni. Il rispetto delle istituzioni che si vuole rappresentare e di cui ci si onora di far parte passa anzitutto dal rispetto delle leggi che la comunità si è data nonchè dal ricorso alle procedure e le forme previste per interfacciarsi ad essa.



Imbrattare i muri per diritto mi sembra una forzatura evidente specie in nome di una campagna elettorale.

Se è vero che il manifesto non porta voti ma serve a segnare il territorio ed evidenziare la propria presenza, questo modo di agire rappresenta una demarcazione aggressiva e violenta che sono sicuro non le si addice.

Pensi infine all'opportunità che sta avendo dovendo rinunciare, momentaneamente, al ricorso ai manifesti. Sta avendo la possibilità di fare, come e più di prima, campagna elettorale sul territorio, tra la gente, e questa è la vera campagna elettorale non crede?