Occupandomi del problema dell'olio di palma, un grasso dannoso, sia per la salute che per lo scempio delle foreste pluviali del Borneo e dell'Amazzonia ed oramai presente in quasi tutti i cibi industriali, sono venuta a conoscenza della repressione che si perpetua da più di 40 anni e che ora si è fatta ancora più pressante. La Nuova Guinea è, dopo la Greonlandia, la seconda isola più grande del mondo. Papua è la metà occidentale dell'isola ed è abitata da circa due milioni di persone. In questi territori vivono più di 300 popoli indigeni e almeno 40 di questi non hanno mai avuto contatto con l'esterno.

Nel 1969 ebbe luogo l'"Atto di Libera Scelta", che consentiva a quelle popolazioni di andare al voto per decidere della loro indipendenza. Furono però ammesse al voto solo 1.025 persone che votarono all'unanimità per l'Indonesia. Considerati troppo primitivi, per decidere da soli del proprio futuro, il voto venne manipolato e questo ha portato a 40 anni di oppressioni e brutalità. Migliaia di persone sono state uccise e, in quelle terre, è stato perpetrato un grave abuso contro i popoli tribali del mondo.

Terrore e profitto

Attualmente le multinazionali straniere e il governo indonesiano traggono cospicui profitti dalle risorse naturali di quest'isola. Le foreste, polmone di tutto il pianeta, vengono distrutte per fornire legno e per la coltivazione intensiva delle palme da olio.

Le miniere di rame sono oramai proprietà del governo indonesiano e delle multinazionali. I popoli tribali con la loro presenza rappresentano solo un impiccio. Le multinazionali occidentali, che operano in quel Paese, vengono protette e scortate dall'esercito indonesiano. Coloro che tentano di protestare vengono perseguitati e centinaia di persone muoiono di fame e di malattie per la paura di uscire dai loro nascondigli.

Omicidi, torture e sequestri di persona sono all'ordine del giorno.

Paesi occidentali forniscono all'Indonesia armi e tecnologia che vengono usate contro un popolo armato solo di lance e di frecce, senza quindi nessuna possibilità di difesa. I militari indonesiani non si limitano a bombardare le postazioni del movimento indipendentista, ma terrorizzano anche la popolazione civile con elicotteri da combattimento.

Alcune decine di persone nel 1988 sono state arrestate e condannate a pene fino a 20 anni di galera per aver proclamato l'indipendenza e issato la bandiera papuasa. La brutalità che i militari indonesiani hanno, verso la popolazione civile, ha aspetti quasi inimmaginabili.

Con le foreste muoiono anche le persone

L'Indonesia ha avviato la deforestazione sistematica di queste preziose foreste tropicali, patrimonio dell'umanità e con le foreste muoiono anche le persone. Estensioni di terra, dove prima esisteva una foresta ricca di animali, biodiversità e popoli primitivi, sono state trasformate in monoculture intensive di palma da olio, destinate a nutrire, col loro olio poco salutare, i popoli occidentali, oramai assuefatti ad una dieta industriale ricca di grassi saturi e dannosi e queste popolazioni, testimonianze preziose del nostro lontano passato, invece che essere preservate e protette con cura e attenzione, vengono torturate, uccise e sono oggetto di genocidio.



"E, comunque, anche se ci pagassero milioni di dollari - disse un leader indigeno dell'isola di Sarawak, in Indonesia - quel denaro non potrebbe garantire la nostra sopravvivenza: i soldi si stampano, la terra no".