Un altro caso di malasanità, su cui riflettere per capire, come e perché oggi si muore in corsia, così di frequente. Per i dottori ormai simili accadimenti (che rimbalzano nella cronaca e causano nell'opinione pubblica tanto clamore e sdegno) sono fatti da occultare, così per non prendersi le responsabilità delle degenze finite male, arrivano anche a questo: a Napoli tre medici per coprire una loro mancanza, hanno operato una giovane donna dopo essere morta.

Giovane donna operata dopo morta

Tommasina De Laurentiis, una giovane di appena 25 anni, ha perso la vita per degli errori imputabili ai medici che l'hanno soccorsa, il decesso dovuto ad una colecistectomia sbagliata, doveva quindi essere occultato e la giovane, ormai senza vita, ha subito anche questo: l'operazione dopo morta. Dell'indagine si sono occupati il gup Emma Aufieri del tribunale di Torre Annunziata su richiesta della pm Antonella Lauri, i tre medici dell'ospedale di Boscotrecase, in provincia di Napoli, sono stati rinviati a giudizio e sono accusati di omicidio colposo e falso.

Il compagno della giovane ha combattuto, per scoprire la verità sui fatti precedenti al decesso, morta a seguito dell'intervento chirurgico dell'8 marzo del 2013, per una banale colecisti che ha causato un'emorragia interna su cui i medici non sono intervenuti adeguatamente.

La donna sarebbe stata operata altre due volte, dopo il decesso, per cancellare le prove della responsabilità dei medici.

Malasanità e le responsabilità

La sanità italiana sta vivendo un brutto momento, i tagli al personale incidono molto sulle difficoltà dei medici di fare bene, il nostro governo è complice di molte delle vittime dei nostri ospedali, perché tagliando posti letto e personale non mette i medici nella condizione di lavorare bene. Spesso è vero, sono i medici colpevoli di negligenza, perché incapaci di fare il loro lavoro, altre volte invece, hanno troppo lavoro ed è umanamente impossibile salvare tutte le vite. Dove però non ci sono scuse i provvedimenti disciplinari e l'intervento delle forze dell'ordine sono necessari, fare il medico non è un mestiere per tutti ed oggi molti lo fanno senza essere in grado di svolgere questa funzione o animati da uno spirito che non è quello richiesto dal giuramento di Ippocrate. Non si lavora in un ospedale per fare soldi ma per salvare vite umane, lo si deve fare con coscienziosità e sapendo che impugnando un bisturi, si può anche rischiare la vita di chi si ha in cura, spesso si prende troppo alla leggera questo aspetto, noncuranti prima di quello che potrebbe succedere.

La burocrazia in tema sanitario ha dei paletti che per essere rispettati mettono a repentaglio la vita dei pazienti, i medici non sempre possono operare in tranquillità, se manca un dottore o un infermiere al mattino o peggio nel turno di notte, che cosa succede? Napoli, Milano e Roma devono gestire spesso situazioni insostenibili nei pronti soccorsi, ma anche per le degenze ospedaliere quotidiane, basta farsi un giro nelle strutture ospedaliere di Messina, Reggio Calabria, Vibo Valentia e Caserta ecc. sono un incubo, ricoveri nei corridoi e situazioni paragonabili ad ospedali da campo. Qualcosa non funziona, la malasanità ha più di un colpevole, uno è lo Stato, che sovraccarica di lavoro i medici (che non hanno i super-poteri), per di più crea barriere architettoniche alle cure mediche (es. attese visite cardiologiche urgenti), in questi casi il dottore non è responsabile. Un esame in più può salvare una vita.