L’Italia continua nella sua triste tradizione di importare dall’estero quasi unicamente le peggiori pratiche. Come quelle messe a nudo dalla magistratura di Brescia e divulgate da Servizio Pubblico, immagini video nelle quali si evidenziano innumerevoli illegalità nei confronti dei bovini destinati alla macellazione poco prima del fatale momento. Illegalità e violenza verso gli animali con riflessi pericolosi anche per l’uomo.
Animali come oggetti
Chi conosce le dimensioni e le modalità di quello che gli animalisti definiscono ‘Olocausto animale’ negli allevamenti intensivi e nei mattatoi, guardando le immagini divulgate da Servizio Pubblico avranno pensato a qualcosa di già visto. La pratica del tutto illegale di caricare su muletti le mucche incapaci di deambulare, perpetrata nello stabilimento Italcarni di Ghedi nel bresciano, sembra importata dai cosiddetti ‘macelli degli orrori’ degli Usa e già combattuti, con qualche successo, dagli animalisti. Violenza che non si esaurisce a questo ma – come testimoniano le immagini della Procura – passa per le solite percosse e l’utilizzo eccessivo dei dolorosi pungoli per spingere i bovini a muoversi, fino al trasporto doloroso e illegale degli animali caricati su muletti col rischio di serie lesioni.
Mucche di appena quattro anni, chiamate ‘vacche a fine carriera’ solo perché non più in grado di produrre latte a ritmi industriali e quindi da macellare, con regole pure in gran parte disattese. Animali che in natura vivrebbero per circa 20 anni, sono considerati dall’uomo esclusivamente macchine da rottamare o esseri da mangiare. Animali visti come oggetti o cibo.
Carne pericolosa
Eppure mangiare la carne prodotta secondo quanto mostrato da Servizio Pubblico può essere davvero pericoloso. Anche secondo i magistrati bresciani dal momento che il trasporto illegale degli animali al macello determina che la loro carne venga a contatto con feci, sangue e microbi vari (come la salmonella) derivanti dal trascinamento ripetuto di animali (vivi, morti e morenti) sul medesimo spazio sporco.
Il tutto con un veterinario presente che, invece di censurare quanto perpetrato a Ghedi, nel video appare quasi come un direttore dei lavori in uno stabilimento gestito dal cognato del sindaco. I cognati, sempre loro, verrebbe da pensare alla luce dei numerosi scandali che coinvolgono tali parenti dei personaggi di volta in volta emersi.
Visite ispettive come nelle carceri
Cosa si potrebbe fare per migliorare una situazione incompatibile non solo col benessere animale ma anche con la natura e che di certo non si esaurisce col caso Italcarni, è forse più semplice di quanto non si pensi: a meno che non si voglia imporre un improbabile divieto di macellare animali e di consumare carne, si potrebbe innanzitutto pretendere il rispetto delle normative vigenti e, per vigilare in modo serio, prevedere la possibilità - di cui già abbiamo parlato in passato - esattamente come per le carceri, di visite ispettive in macelli e allevamenti intensivi.
Questi, ad oggi accessibili solo a veterinari (anche compiacenti) vengono messi a nudo nelle loro illegalità o da azioni della magistratura che - come a Ghedi - ha piazzato telecamere, o con atti illegali perpetrati dagli animalisti con le investigazioni sotto copertura. Azioni di disobbedienza civile che portano in dote conoscenza su quanto avviene dietro le mura dei macelli e costringono chi le compie a processi per il solo fatto di aver dato voce nel solo modo possibile a chi voce non ha.