Nel corso del programma “AnnoUno”, ieri sera su La7, sono staterivelate verità che, di solito, sono ad appannaggio degli internauti. Parliamo diquestione animale con occhi puntati sugli allevamenti intensivi. Proviamo afornire ulteriori elementi, ricordando punti lasciati in secondo piano rispettoa comprensibili reazioni emotive.

La trasmissione condotta da Giulia Innocenzi ha rivelato (senzaesplicitarlo) un vuoto legislativo dietro al quale si celano illegalità: l’impossibilitàdi effettuare visite ispettive all’interno di allevamenti e macelli, al nettodelle ispezioni dell’Asl che, però, il più delle volte omettono di rivelareaspetti da horror.

Misfatti rivelati da anni con investigazioni sotto coperturada associazioni come Animal Equality e ieri sera da un drappello di giovani,tra cui la stessa Innocenzi.

Investigazioni che avvengono violando i confini dei “lager”,ma da cui sono già partite denunce che, non solo in Italia, hanno portato asanzioni. Gli allevatori puntano il dito contro le investigazioni ma fino aquando non sarà approvata una norma che ricalchi il meccanismo delle visiteispettive nelle carceri, sarà difficile ottenere miglioramenti generalizzati inun contesto dove le mele marce rischiano di essere troppe.

Il fatto che i suini ripresi in condizioni disovraffollamento illegale riportassero il marchio del Prosciutto di Parma,dimostra che anche le eccellenze nascondono un lato B.

Il ministro Beatrice Lorenzinha parlato della necessità di far ruotare i veterinari delle Asl affinché icontrolli divengano più efficaci. Eppure la necessità di introdurre ispezioni asorpresa da parte di rappresentanti istituzionali e associazioni serie oltreche riconoscibili, è evidente pur se ignorata.

Le scrofe e i maiali ripresi nell’allevamento lombardovisitato da AnnoUno, infatti, non godono dei tre metri quadri di spazio vitaleprevisto da una normativa Ue mai recepita nel nostro ordinamento.

Inoltre, sololo scorso anno, in Italia sono state elevate sanzioni pecuniarie per 1,5milioni di euro a carico di allevatori che non hanno rispettato il Trattato diLisbona (linee guida del 2005) nella parte in cui si dice che gli animali sono “esseridotati di sensibilità” e non “oggetti” o cose “che servono agli umani”, comepure teorizzato da Antonio Di Pietro.

Per non parlare della macellazione rituale che prevede deroghealle norme per motivazioni religiose. Sul tema è stata depositata, nel 2013alla Camera, una proposta di legge del MoVimento Cinque Stelle, prima firma PaoloBernini. Spesso si riduce il tutto all’assenza di stordimento (una manna per chivuole risparmiare) prima del taglio, omettendo l’esistenza di ritualipropedeutici alla corretta macellazione islamica o ebraica.

Come la creazione di un rapporto uomo-animale; lasottomissione alla volontà divina attraverso un’interazione con l’allevatore; l’accettazionedel sacrificio; la somministrazione di un ultimo sorso d’acqua; l’assenza di contatto sensoriale tra i capi damacellare. Pratiche non rispettate in molti mattatoi industriali halal o kosher(circa 200 solo in Italia) come documentato da investigazioni in tutta Europa.

Inalcuni paesi come la Svezia si è perfino abolito lo sgozzamento senzastordimento. Tutto ciò dimostra come, al di là dei sentimentalismi, la questioneanimale nasconda (anche per pesci e animali non da macello, come nei circhi onei laboratori) spregio del diritto nazionale e comunitario, ma ieri AnnoUno hasmosso coscienze assopite.