Il Movimento 5 Stelle ne ha fatto la sua battaglia più importante, arrivando persino, per attirare l'attenzione sul tema, a fare una marcia di 24 km lo scorso 9 maggio. Il disegno di legge pentastellato sul reddito di cittadinanza è stato premiato anche dall'Istat, che in una relazione - presentata su richiesta del Senato - ritiene la proposta del M5S la più completa ed efficace di quelle presentate in Parlamento.

La proposta del M5S la più efficace

Sembra incredibile, eppure il disegno di legge del Movimento fondato da Beppe Grillo potrebbe avere effetti a dir poco miracolosi. Secondo l'Istat, infatti, "l’effetto della misura è massimo sul tasso di povertà estrema e sull’intensità della povertà", chiarendo subito dopo cosa intende dire: "il tasso di povertà estrema viene praticamente azzerato". Azzerato. Meglio sottolinearlo: azzerato. Secondo il principale ente di ricerca italiano, in Parlamento è presente un disegno di legge che riuscirebbe a sconfiggere la povertà estrema. Riusciamo a renderci conto di quanto sia positivamente sconvolgente questa proposta di legge?

La proposta, di cui il costo totale per il 2015 è stimato in 14,9 miliardi di euro, è anche in grado di dimezzare "il divario fra il reddito medio delle famiglie povere e la linea di povertà". 

Molto importante è anche, si legge sempre nella relazione dell'Istat, Proseguendo nell'analisi della relazione dell'Istat "non vi è dispersione a favore dei non poveri, essendo la spesa interamente destinata a 2 milioni e 760 mila famiglie povere" (6 milioni e 721 mila i singoli beneficiari), famiglie che non sono un numero esiguo, bensì il 10,6% di quelle residenti in Italia. L'impatto maggiore si avrebbe nel Mezzogiorno, tra le coppie con figli minori, o monogenitori con almeno un figlio minore.

Le altre proposte di legge

L'Istat ha esaminato, nella stessa relazione, anche la proposta di legge del Pd e di Sel. Quella di quest'ultima formazione politica riesce anch'essa ad avere gli stessi effetti positivi della legge dei grillini. La misura, però, il cui costo per il 2015 è di 23.5 miliardi, che andrebbe ad aiutare 1 milione 960 mila famiglie (costo maggiore e numero minore di beneficiari rispetto al disegno di legge preparato dal M5S) prevede delle criticità. Innanzitutto, l'Istat chiarisce che le stime a riguardo debbano essere lette con cautela, in quanto "riflettono ipotesi volte a colmare delle lacune o a risolvere ambiguità lessicali del testo della proposta". Inoltre, la proposta prevede un'erogazione di un importo pari a 660 euro mensili in misura eguale per tutti i beneficiari, ed agire per somma fissa genererebbe "problemi di equità orizzontale e di incentivi al lavoro".

Per quanto riguarda la proposta del Partito Democratico, invece, la situazione cambia totalmente. Innanzitutto muove solo 1 miliardo e 340 milioni di euro e ha "effetti meno incisivi sull’area della povertà rispetto alle altre proposte presentate". La misura non va, poi, a concentrarsi effettivamente sui più poveri, e questo perché fa riferimento ad una nozione di reddito che porta ad effetti non proprio ispirati all'equità. Nel caso dei confronti fra proprietari vediamo che "chi abita in case di maggior valore ha diritto, a parità di reddito monetario, ad un sussidio maggiore" e, ad esempio, "una coppia con tre figli che paga 600 euro al mese di affitto, detrae la stessa somma di un singolo che ne paga 430".

Con la proposta del partito del premier Renzi, le famiglie beneficiarie sono solo 444mila (864 mila i singoli beneficiari), delle quali -oltretutto- circa 84 mila non sono a rischio di povertà

Effetti sui disoccupati

Nel caso della proposta del Movimento 5 Stelle, i disoccupati beneficiari sono 534 mila, e di questi soltanto 98 mila risultano percepire una indennità di disoccupazione. Nel disegno di legge di Sel sono 445 mila, e di questi 78 mila sono anche percettori di una indennità di disoccupazione. Infine, nella proposta del Pd sono 91 mila, di cui 10 mila circa percepiscono sussidi di disoccupazione.