Il 2015 si chiude con un Dicembre da dimenticare per tutti gli amanti della musica Rock con la "R" maiuscola. Nel tardo pomeriggio di Giovedì 3, Scott Weiland, 48 anni, ex-frontman di Stone Temple Pilots e Velvet Revolver, viene trovato privo di vita sul tour bus, a pochi minuti dall’inizio di un concerto in programma con la sua nuova band, i Wildabouts. Gli esami clinici eseguiti post-mortem confermano come causa del decesso un letale mix di sostanze stupefacenti, nella più classica (e triste) tradizione legata agli eccessi che circondano il grande carrozzone del Rock’N’Roll.

Il 28 Dicembre si spegne all'età di 70 anni una delle poche icone rimaste nel genere: Ian Fraser Kilmister, da tutti conosciuto come "Lemmy".

Bassista, voce e fondatore dei Motörhead, la band britannica più citata come influenza fondamentale (insieme ai Black Sabbath) dalla quasi totalità dei gruppi Rock/Metal degli ultimi quarant'anni. Con una vita non proprio “regolare” alle spalle, raccontata in maniera ironica e senza peli sulla lingua nella brillante biografia "White Line Fever" ("La Sottile Linea Bianca" nell'edizione italiana), sarebbe stato lecito attendersi una fine ben diversa per il nostro Lemmy, magari bagnata da qualche bicchiere di troppo di JD o vodka, e invece è una malattia fulminante, diagnosticata appena due giorni prima del decesso, a trasformare l'uomo in leggenda.

Il 31 Dicembre segna poi la conclusione della carriera di un altro gruppo che ha fatto la storia del Rock, i Mötley Crüe, che nella loro città natale, Los Angeles, celebrano l'arrivo del nuovo anno in un ultimo, esplosivo, concerto allo Staples Center con la formazione originale (una vera rarità, dopo trentaquattro anni di onorato servizio), prima di sciogliersi definitivamente.

Per Nikki Sixx e compagni solo nuovi progetti da ora in avanti e un testamento fatto di vinili, CD e moderni supporti digitali per ricordare ai posteri che brani immortali come “Home Sweet Home”, “Girls Girls Girls” e “Kickstart My Heart” li hanno scritti loro. Archiviato il 2015 e le sue dipartite illustri, non possiamo far finta che la fine di un lungo ciclo sia sempre più vicina.

I cosiddetti “dinosauri” del Rock pianificano “Farewell” Tour con sempre maggiore frequenza, con la promessa di regalare ai fans un’ultima, indimenticabile, esperienza dei bei tempi che furono. Ecco dunque i già citati Black Sabbath che si apprestano a calcare i palchi di mezzo mondo per l’ultima volta, con il Tour intitolato in maniera inequivocabile “The End”: difficile pronosticare ripensamenti nella scelta di Ozzy e compagni, considerata l’età avanzata dei membri (tutti alle soglie dei 70) e le condizioni di salute non ottimali del chitarrista Tony Iommi.

Ripensamenti (e più di uno) ne hanno avuti invece i KISS, che si sono imbarcati nel Tour di addio nell’ormai lontano 2000 e non sembrano intenzionati ad appendere zatteroni e chitarre al chiodo, o i teutonici Scorpions, anch’essi pronti ad abbandonare le scene nel 2010 per poi rivedere completamente i proprio piani alla luce di un riscontro di pubblico sempre in crescendo.

Già, perché se il Rock non è morto, il merito è principalmente dei fans che si rinnovano di generazione in generazione, continuando a riempire le arene e ad aiutare i propri beniamini ad infrangere nuovi record. E’ proprio di qualche giorno fa la notizia che gli AC/DC nel 2015 hanno venduto più biglietti di ogni altro artista (sì, anche di Taylor Swift), con buona pace dei detrattori del genere e di quelli che non hanno mai preso troppo sul serio un gruppo australiano con il chitarrista vestito da scolaretto! Qualcuno già scommette che il 2016 sarà l’anno dei Guns’N’Roses, in procinto di annunciare la tanto attesa reunion e una serie di date che frutteranno tanti assegni a sei zeri ai membri della band e ai promoter che già stanno facendo a gara per accaparrarseli. No, il Rock non è morto: per il funerale, si prega di ripassare in data da destinarsi.