Dopo il convegno della minoranza PD a San Martino in Campo, tutti speravano in un nuovo inizio che potesse migliorare i rapporti di collaborazione tra le due parti del PD. La minoranza reclamava di essere ascoltata sui provvedimenti importanti, e dava la disponibilità del proprio contributo che, nonostante le polemiche, non ha mai fatto mancare. Non è stato così e lo scontro si è fatto molto più aspro, e sicuramente tutto questo non giova all'azione di Governo. Accuse reciproche hanno alzato il tono, ed il chiarimento diventa sempre più difficile.
La necessità di essere uniti
Il momento politico richiede sempre più sostegno, per l'azione rinnovatrice delle riforme, che può venire solo da forze progressiste, e non da quelle della conservazione, non in grado di reggere la sfida dei nostri tempi. Non ci vuole un esperto per capire che in questo momento vi è necessità di aggregare e unire le forze,per sfondare e continuare la strada intrapresa. E poi,non a tutti i costi: in democrazia, quando viene a mancare la maggioranza, si fa un nuovo governo che abbia maggiore capacità di aggregazione con programmi chiari e, se tutto ciò dovesse risultare impossibile, si ritorna a votare.
In democrazia si vota
Nel passato, governi 'legittimamente eletti' hanno avuto vita breve, a cui sono succeduti altri che hanno portato a compimento i programmi.
L'opinione pubblica percepisce che nuove elezioni non garantirebbero la poltrona a molti di quelli che siedono oggi in Parlamento: questo non ci deve però obbligare a subire la situazione che stiamo vivendo per tutta la durata della legislatura. La soluzione è semplice: o la politica ha il coraggio di affrontare la situazione con una sintesi che rispecchi la maggioranza politica del Paese, oppure si vada a nuove elezioni.
Continuare in questo modo, equivale a vanificare quanto fatto fino ad oggi, con la possibilità di ricadute pericolose per il nostro Paese.
Il riferimento del passato, non recente, quello dell'Italia del boom, ci può essere di aiuto per trovare le soluzioni idonee.