Se, come sostiene il cardinale Camillo Ruini, l’aldilà esiste, allora #AldoMoro leggerà queste righe, a prescindere dal luogo che attualmente occupa: tra i santi e i martiri (come cerca di provare il postulatore del suo processo di beatificazione) o fra le anime comuni. In caso contrario, se Paradiso e Inferno sono posti inventati, avremo contribuito a ravvivarne la memoria.
Aldo Moro, statista o uomo di partito?
Perché di questo si tratta, di memoria. Che oggi viene celebrata in occasione dei cento anni dalla sua nascita, avvenuta il 23 settembre 1916. Senza che, tuttavia, riguardo al valore della sua carriera Politica ci si trovi tutti d’accordo. Si fronteggiano, infatti, due giudizi opposti tra chi sostiene che sia stato un grande statista, e una minoranza che invece afferma il suo essere stato sostanzialmente uomo di partito, di quella stessa Democrazia Cristiana poi aspramente contestata durante i 55 giorni di prigionia trascorsi nelle mani delle Brigate Rosse.
A ben vedere, si tratta di discussioni tra esperti e politologi che, anche con buone intenzioni, cercano di pesare il suo valore sull’altare immaginario della Patria.
Perché in molti conoscono poco Moro?
Tolti loro, quanti, soprattutto fra i giovani, conservano il ricordo di Aldo Moro? Probabilmente pochi. Ad esempio, quasi nessuno conosce la sua città d’origine, Maglie, in provincia di Lecce. Ma, ciò che è peggio, forse tanti non sanno più perché sia stato ucciso dai brigadisti rossi e poi abbandonato nel portabagagli di una Renault 4 in via Caetani, a Roma, il 9 maggio 1978. Non ho sondaggi scientifici a suffragarlo, ma vari piccoli segnali che confermano questa impressione. Si dirà che ciò dipenda da una diffusa ignoranza che non riguarda soltanto Moro ma, in generale, i fatti e i protagonisti salienti del passato antico e recente.
Può darsi. Però, anche chi ignora i dettaglia della battaglia di Waterloo, ha bene in mente la figura di Napoleone Bonaparte. Può darsi allora che la differenza sia da attribuire alla consuetudine, ormai invalsa nell’ultimo anno di scuola superiore, di concludere il programma di storia con la seconda guerra mondiale o, al massimo, con il boom economico degli anni Sessanta. È colpa, quindi, del nostro sistema di istruzione formale? Sì e no. Sì, per quanto detto in precedenza. No, perché certe questioni non devono necessariamente apprendersi nelle aule scolastiche.
Perché ci manca Aldo Moro
Certe questioni appartengono al lascito di memoria (appunto) che i padri dovrebbero tramandare ai figli con la medesima cura con cui provvedono al loro nutrimento.
Quindi, siamo tutti noi adulti in difetto se agli adolescenti del nostro Paese l’espressione “compromesso storico” non dice nulla. Se sono del tutto indifferenti all’ideale, da Moro sostenuto con forza, di un’intesa possibile in politica pur partendo da fronti diametralmente opposti. Fronti com’erano quelli in cui militavano negli anni Settanta il Partito Comunista da un parte e la Dc dall’altra. Oggi che sono diversi i nomi dei raggruppamenti in Parlamento e che gli scontri di quel periodo hanno cambiato pelle, diventando sovente rissa, ci manca molto uno come Aldo Moro. Uno che cerchi di fare dialogare destra e sinistra, Pd e grillini, il diavolo e l’acqua santa. Un uomo che sacrifichi la vita affinché questo miracolo possa accadere.