Nel confronto internazionale ancora una maglia nera per l’Italia e ancora una volta sotto accusa è il sistema scolastico: non tanto per l’effettiva preparazione che la pubblica istruzione fornisce ai suoi studenti (che anzi si attesta addirittura superiore alla media) quanto per spesa pubblica e stipendi del personale della Scuola. Non è infatti una novità che in molte scuole italiane può capitare di doversi arrangiare perché la palestra è inagibile, la fotocopiatrice rotta, i gessetti sono contati e in qualche caso manca anche la carta igienica in bagno (e questo senza tirare in ballo l’argomento sicurezza), ma in aggiunta alle difficoltà arcinote del sistema scolastico italiano arriva dall’ultimo rapporto OCSE l’ennesima conferma di quello che già si sapeva: la spesa pubblica non privilegia l’istruzione, anzi, la mortifica.

Così come mortificati sono ancora una volta gli stipendi dei docenti che si attestano tra i più bassi d’Europa.

Spesa pubblica per istruzione: -14% in cinque anni

Più che la “Buona Scuola” forse si sarebbe dovuto optare per la “Nuova Scuola”, ricostruita se non completamente da zero almeno in buona parte: gli edifici inagibili, fatiscenti e degradati della scuola italiana sono lontani anni luce da quelle scuole colorate, attrezzate e all’avanguardia dei paesi scandinavi. Al di là dell’ultima riforma per cui è ancora presto tirare conclusioni, i numeri dell’ultimo rapporto OCSE parlano chiaro: negli cinque anni tra il 2008 e il 2013 “la spesa pubblica per l’Istruzione è diminuita del 14%”. Un abisso, tanto più se paragonato ad altri servizi pubblici che hanno registrato una contrazione della spesa appena minore del 2%.

Numeri dirottati altrove, verso altre “priorità” che, oltre allo sconforto, suscitano a dir poco imbarazzo nei paragoni internazionali: spendiamo in istruzione il 4% del PIL (dato 2013) contro la media del 5,2%: una quota da quartultimo posto, dovuta di fatto alla una scelta consapevole e ponderata, più che a questioni legate al bilancio.

Diminuiti ancora gli stipendi insegnanti

La questione si fa ancora più scottante andando a vedere i docenti e i loro stipendi: in confronto agli altri paesi dell’area OCSE i salari della scuola pubblica sono bassi e “poco dinamici”, il corpo docente si attesta su un’età media decisamente superiore rispetto agli altri paesi (tanto da farci guadagnare il primato OCSE per insegnanti ultracinquantenni) e a maggioranza femminile (ben 8 su 10).

Ma oltre a una progressione di carriera tendenzialmente statica (in alcuni paesi gli insegnanti arrivano a prendere anche più del doppio di massimale e in media già dopo circa 20 anni di servizio, la metà rispetto ai nostri 40) gli stipendi degli insegnanti italiani tra 2010 e 2014 si sono ridotti di ben 7 punti percentuali (in termini reali), quota che arriva a toccare il 13% a causa dell’aumento degli alunni in classe se si considera il salario per studente. Sulla questione è intervenuto nel corso di un’intervista a Repubblica anche il sottosegretario Faraone che ha voluto precisare come i dati OCSE si fermassero al 2014: “la riforma è la risposta” ha detto, sottolineando gli interventi volti al miglioramento del sistema scolastico (in riferimento alla stabilizzazione del precariato scolastico, alla card da 500 euro, gli 80 euro e le altre misure della Buona Scuola).

“Non nascondiamo la testa sotto la sabbia, sappiamo che bisogna intervenire anche sugli aumenti degli stipendi – ha ammesso – e interverremo anche su questo. Intanto, però, possiamo dire di avere dato più di un segnale incoraggiante e rassicurante.