Dopo il voto del referendum e gli ultimi incontri a Palazzo Chigi tra il Presidente Mattarella e il quasi ex Premier Matteo Renzi, sta lentamente apparendo chiaro a tutti cosa significa fare Politica in Italia e cosa interessa maggiormente ai politici italiani.
C’è aria di resistenza, ovunque e comunque, in tutte le istituzioni della nostra martoriata Repubblica, infatti non è un caso se Mattarella ha stoppato Renzi riguardo la probabilità di un voto anticipato tuonando: "è inammissibile andare al voto ora". Non è altrettanto casuale che Renzi stesso abbia frenato subito i suoi, sempre riguardo la necessità di indire elezioni, virando il suo interesse verso un nuovo governo, che sia esso tecnico, di scopo o di responsabilità, che possa arrivare fino al 2018 o quantomeno fino ad agosto 2017.
Poltrone e vitalizio
Tutto questo per alcuni motivi precisi che hanno nomi ben definiti: crisi delle banche, Mps, nomine di Eni, Finmeccanica ed Enel. A tutti i manager delle partecipate e ad alcuni esponenti della scena politica conviene molto che la legislatura prosegua il suo corso, sia perché corrono il rischio che vinca il Movimento 5 stelle di Grillo, in quel caso addio poltrona, sia perché, con elezioni anticipate addio vitalizio che maturerebbero nell’estate 2017.
Voto in primavera
In questa nuova fase occorre ridare voce agli italiani, cosa difficile vista la mancanza di una legge elettorale valida, dopo i fallimenti del Porcellum, del Consultellum, del Mattarellum e dell’Italicum. Negli ultimi anni nessun governo ha saputo stilare una legge elettorale chiara, imparziale e che garantisca la governabilità, quindi è piuttosto improbabile che nella prossima primavera ci siano nuove elezioni, visto che la Corte Costituzionale si esprimerà sull’Italicum il 24 gennaio e poi si dovrà avere una ratifica parlamentare con i suoi conseguenti tempi tecnici.
Chi rischia di perdere il treno
Ad aprile del prossimo anno sono in scadenza i vertici di Eni, Enel, Terna, Poste, Leonardo-Finmeccanica. Quindi rischiano gli amministratori delegati Claudio De Scalzi (Eni), Francesco Starace (Enel), Matteo Del Fante (Terna), Mauro Moretti (Leonardo-Finmeccanica) e Francesco Caio (Poste). Per quanto riguarda i parlamentari, invece, sono 608 su 945, appartenenti ad ogni forza politica, quelli che rischiano di vedere volatilizzarsi contributi e poltrona.
L’assegno d’oro scatta dopo quattro anni, sei mesi e un giorno (un provvedimento del governo Monti).
Quindi, per tutti loro, poco importa se nel frattempo un italiano su quattro (1 su 2 al sud) vive sotto la soglia di povertà, l’importante è solo mantenere la poltrona il più a lungo possibile e magari maturare anche l’assegno del vitalizio.