Il razzismo è una forma di discriminazione verso una razza, etnia o persona di una cultura diversa. Questa è la definizione pressoché esatta di tale termine, ma per analizzarlo meglio e capire dove trovarlo, tenterò di darvi una linea guida e qualche consiglio per riconoscerlo quando molte volte è mascherato da giri di parole e metafore, ma soprattutto capire se noi stessi ne siamo affetti.

Il razzismo nella storia

Il razzismo è sempre stata una costante dell’animo umano, dove appunto l’uomo sentiva odore di debolezza o diversità, si procedeva ad etichettarlo come inferiore.

Cosi fu fatto dai Romani in epoca antica dove sentendo quella strana lingua che non era il latino, cominciò a definirli barbari perché sembrava loro balbettassero (dal greco antico “bàrbaros” ovvero “balbuzienti”) oppure la ghettizzazione degli ebrei in Spagna o Sicilia tra XI e XVI secolo fino alla nota vicenda delle persecuzioni naziste verso zingari, ebrei, omosessuali, comunisti o qualunque altro contro il regime.

Insomma non voglio annoiarvi sulle varie opere crudeli dell’uomo verso etnie e minoranze che sono tristemente innumerevoli ma sto solo cercando di farvi capire quanto l’uomo possa spingersi in questa direzione se motivato al punto giusto. Possiamo star qui a discuterne per pagine e pagine su motivi, motivatori e vittime ma la domanda fondamentale è “perché”, il chi e il come lo lasciamo al pubblico come si suol dire.

Perché siamo razzisti e perché ancora adesso è presente visto gli errori del passato?

Il neo-razzismo

Secondo gli studi di innumerevoli antropologi, la definizione per descrivere il comportamento, di un singolo o una società intera, discriminatorio verso un singolo o un’etnia è catalogato come etnocentrismo ovvero prendere come termine di paragone la nostra cultura per analizzare l’altra, attuando secondo il sociologo Taguieff “la categorizzazione dell’individuo (negro, ebreo ecc.), la stigmatizzazione disumanizzandolo e demonizzandolo ed infine la barbarizzazione ovvero l’impossibilità di poterli inserire e civilizzare, ma il problema è chi dice che la nostra cultura sia giusta e le altre no o viceversa?

Adesso, tenendo presenti tali parole e ricordando ciò che è stato fatto in passato, non dovremmo ripetere tale orrore ed errore, eppure ai giorni nostri, vista anche la difficile situazione migratoria, stiamo mettendo in campo il peggio dei nostri pregiudizi e luoghi comuni rivolti ad altre culture e razze. Non voglio inoltrarmi in un discorso politico e neppure usare parole come populismo, usato in modo errato da molti politici e giornalisti tralasciando il vero significato, ma voglio semplicemente tentare di indurre il lettore verso un’autocritica e un’analisi del nostro pensiero.

Il neo-razzismo è una realtà molto presente sia nei salotti politici che nei bar vicino casa, ovvero non attaccare quasi più direttamente una razza con offese e paragoni discriminatori in pieno stile hitleriano, ma intentare un isolazionismo personale e/o collettivo scatenatosi sotto forma di mixofobia, con frasi come “non ho nulla contro di loro ma prima di tutto dobbiamo tutelare noi italiani”, il che è vero in parte perché se il dovere di uno stato è quello di tutelare il cittadino, l’uomo da parte sua deve però poter garantire l’incolumità di una persona in pericolo di vita in linea con i diritti universali dell’uomo, vedi primo articolo della “dichiarazione universale dei diritti umani”.

L’immigrazione ha raggiunto livelli altissimi e, giusto o sbagliato che sia, si sta verificando una paura verso di loro che ci porta a chiuderci nella nostra area di confort e sicurezza, semplice. Siamo in grado di analizzare gli altri senza pregiudizio e senza anteporre preconcetti, in modo imparziale?