Il killer di Charleston, Dylann Roof, che nel giugno 2015 fece una vera e propria strage in una chiesa della città, uccidendo 9 persone, tutte afroamericane. Si parlò subito di omicidio dettato dall'odio razziale, escludendo la pista terrorismo. E' il primo caso di condanna a morte per un crimine d'odio.
Il ragazzo, di 22 anni, compì la strage giovanissimo, ed emerse subito una personalità difficile, ed un ragazzo con seri problemi di adattamento nella società. Voleva innescare una guerra razziale con questa strage, si disse all'inizio. E la cosa ebbe conferma anche dalle parole del killer durante gli interrogatori.
Mai un segno di pentimento, mai una richiesta di perdono, e anche durante il processo tenutosi in giornata ha inistito sul fatto che "doveva compiere la strage" e "sentiva di doverlo fare". Rimasto impassibile anche durante la lettura della sentenza, Dylann ha parlato per 5 minuti davanti alla giuria.
Quel 17 giugno 2015 Dylann portò a termine una strage che aveva pianificato da tempo, addirittura da mesi. Si procurò una pistola, e studiò bene il luogo dove colpire. Quella sera entrò nella chiesa, e dopo una breve preghiera insieme alle persone che c'erano all'interno, estrasse la pistola dal marsupio ed iniziò a fare fuoco. I sopravvissuti, risparmiati apposta dal killer in modo tale che potessero raccontare ciò che era accaduto, parlano di un killer freddo, spietato e lucido.
Non ebbe pietà di nessuno, e sparò per uccidere, senza fermarsi. La sua vera intenzione era di suicidarsi, ma alla fine quando si puntò la pistola alla tempia e premette il grilletto capì che i proiettili erano finiti, e che non gli restava che scappare. La fuga durò però poche ore, perchè fu subito rintracciato e arrestato dalla Polizia.
Ci furono parole di vicinanza alle vittime da parte di tutto il mondo, anche e soprattutto da parte del presidente Barack Obama, che condannò il vile atto e ne approfittò per sottolineare come in America le armi si possano reperire troppo facilmente.
E ora, a distanza di un anno e mezzo da quella strage, ecco arrivare la dura e giusta sentenza.
Una sentenza che sicuramente non servirà a riportare in vita le 9 persone che purtroppo oggi non ci sono più, nè servirà ad alleviare il dolore delle famiglie che ancora oggi sono distrutte dal dolore, ma almeno serve per dare giustizia a quelle vittime, che sono morte senza un perchè e senza una colpa, per colpa dell'odio razziale che ancora oggi purtroppo esiste, soprattutto negli Stati Uniti, dove ogni anno sono in aumento i casi di discriminazione o odio nei confronti degli afroamericani.