Al di là delle parole di circostanza e dei tentativi last minute, la scissione all'interno del Partito Democratico è cosa fatta. Stamattina a Roma era riunito l'intero gruppo dirigente della Minoranza Dem ostile al Segretario Matteo Renzi: da Pierluigi Bersani, Guglielmo Epifani, Massimo D'Alema ai tre potenziali sfidanti dell'attuale segretario al Congresso, Michele Emiliano, Enrico Rossi, Roberto Speranza. Congresso che a questo punto difficilmente si celebrerà, visto che di fatto stamattina è nato un nuovo Partito alla Sinistra del Pd, con l'incontro che si è aperto sotto le note di Bandiera Rossa che avrà fatto scendere qualche lacrimuccia ai più nostalgici.

I motivi della scissione

L'accusa che questa fronda muove a Matteo Renzi è di aver trasformato un partito plurale in un "partito padronale" in cui la figura del leader è preponderante rispetto al resto della Classe Dirigente. Accusa che a dire il vero stride col percorso fatto in questi anni proprio da Matteo Renzi che si è sempre misurato, prima per diventare Amministratore, e poi per diventare Segretario, con l'approvazione del Popolo del Partito Democratico attraverso le Primarie e stravincendo il Congresso del 2013. E le critiche mosse alla linea politica di Renzi mal si combaciano con la richiesta di Bersani di sostenere il Governo Gentiloni fin al 2018, visto che proprio Gentiloni continua a ribadire che il suo operato è in continuità col Governo Renzi.

Che partito sarà?

Non è difficile, quindi, ricercare le motivazioni di questa separazione in un'ostilità personale nei confronti di Renzi, reo di aver messo all'angolo quelle figure che avevano portato il PD al clamoroso insuccesso delle elezioni politiche del 2013. Non è quindi il PD un Partito personalistico, ma il nascituro soggetto politico degli scissionisti un Partito anti-Renzi.

il PCR (Partito Contro Renzi) in risposto a quello che sostengono sia diventato il PdR (Partito di Renzi).

Uniti Contro

Non è una novità, infatti, che la sinistra italiana abbia sempre avuto bisogno di un nemico da combattere per garantirsi unità e compattezza. E così, caduto lo storico avversario Berlusconi, il nuovo nemico questa volta è stato individuato all'interno del Centrosinistra stesso, e prende il nome di Matteo Renzi. Una pratica autolesionista incomprensibile alla maggior parte della base del PD, che infatti in larga parte continua a sostenere l'attuale segretario.