Nei recentissimi anni del dibattito politico italiano e non, è comparsa una nuova parola che viene ripetuta in continuazione dagli esponenti dei partiti soprattutto di quelli pro Europa e al governo del paese: populismo. Viene pronunciata con disgusto, quasi fosse una parolaccia, spesso attribuita ai ragionamenti altrui come fosse un'offesa, come se quel ragionamento, così etichettato, non avesse nemmeno il diritto di essere preso in considerazione.
Ma è ormai un evidente tentativo "isterico" di difesa da quel termine nuovo che in realtà contiene quello che pensa la gente, quello che emerge nelle case la sera in cucina a cena, nei bar, nelle piazze, negli autobus e ovunque ci sia la possibilità per il popolo, appunto, di scambiare opinioni.
La politica tradizionale e i politici tradizionali sono sfiduciati, visti con sospetto come fruitori di privilegi, dediti solo agli interessi personali come spesso dimostrano gli scandali che emegono in continuazione e di cui si parla nei mezzi di comunicazione.
L'impressione della gente è che la classe politica sia estremamente lontana dalle necessità della vita comune. Lontani dalle periferie, dal degrado, senza problemi economici, dalle discariche, dalla malavita, dai licenziamenti e dalla difficoltà di trovare un nuovo lavoro, disoccupazione giovanile e l'elenco potrebbe continuare a lungo. Poi negli ultimi anni si sono aggiunte problematiche come immigrazione incontrollata, rischio di terrorismo ad aumentare il senso di insicurezza diffuso
Sicurezza
Allora si assiste, anche a livello internazionale in occidente, a una forte richiesta di maggiore sicurezza, di ordine e controllo del territorio, di chiusura delle frontiere, di moralità della politica e delle strutture pubbliche, richieste che spesso vengono liquidate come populismo da non tenere in considerazione.
Errore! Queste richieste sono quelle del popolo, non sono inventate da qualche politico che le fa proprie. Va ascoltato di più il popolo di questi tempi, perché sta lanciando un grido di aiuto.
E se anche in Europa, ad esempio, Olanda o Francia i cosiddetti movimenti di ispirazione populista sono stati momentaneamente a fatica arginati, siamo solo all'inizio di una nuova realtà politica di un nuovo atteggiamento del popolo occidentale e i numeri della richiesta, cosiddetta, populista sono già molto alti.
Non è più il tempo di anacronistiche ideologie
Non è più il tempo dei partiti di destra o di sinistra, di anacronistiche ideologie. Piuttosto è il tempo di populismo di destra o di sinistra che hanno però differenze talmente sottili fra loro da non distinguerne i confini di interpretazione, poiché hanno la stessa base di richieste di necessità: sicurezza, lavoro, salute, futuro.
Non è più il tempo dei "mestieranti" della politica. Di personaggi per cui "qualsiasi schieramento va bene basta che possa garantire una poltrona di privilegi", la gente comincia a chiedere, sempre più numerosa, facce nuove che comprendano e parlino dei problemi reali, quotidiani che i cittadini si trovano ad affrontare ogni giorno. Sta cambiando il modo di votare, non si vota più per appartenenza, tradizione, ideologia ma per quello che si sente dire in quel momento da chi è capace di fare proprie le esigenze dei cittadini e di farsene difensore, consapevole che se non lo farà verrà subito abbandonato dagli elettori.
È un cambiamento epocale, della storia, della distribuzione dei popoli sul pianeta, dell'economia, della scelta dei leader dei popoli e la politica deve prenderne atto, uscire definitivamente dal secolo scorso.
Le ideologie che affrontarono il cambiamento epocale della seconda guerra mondiale e la ripresa post guerra, sono ormai superate, addirittura di intralcio ad un dibattito politico più adatto alle esigenze della nuova realtà. I politici dei giorni a venire dovranno essere capaci di incanalare le nuove esigenze della richiesta populista in un percorso moderato, democratico senza ignorarla o addirittura accantonarla con disprezzo.
È necessario cambiarlo, da parte dei politici attuali, l'atteggiamento spregevole verso il cosiddetto "populismo" perché la storia lo ha già tristemente insegnato che l'insicurezza fisica, economica e verso il futuro, sono terreno fertile per l'emergere di personalità carismatiche capaci di attrarre a sé grandi masse e di diventare incontrollabili con tutte le incognite di una tale situazione.