L'Italia ha deciso di limitare le operazioni delle navi delle ong, imponendo loro un codice molto pesante. Inoltre le autorità libiche hanno ripreso il controllo della porzione di mare di loro competenza, con modi bruschi e spiccioli, rendendo poco sicuro il transito di migranti e il lavoro di volontariato delle stesse ong. Qual è il rischio di questa scelta? L'incidente in mare e una tragedia simile a quella del 2013 quando una nave naufragò con 368 morti. Cosa cambia per i migranti? Alcuni di loro, quelli più facoltosi, pagano un prezzo maggiore e partono dalla Tunisia con imbarcazioni più piccole, approdano in spiagge poco affollate nottetempo.

Altri invece stanno sperimentando la rotta spagnola. Chiudere la Libia, significa spostare il problema. Questa evidenza potrebbe essere giocata a nostro favore se riuscissimo a cooperare con Spagna e Francia e costruire un approccio più intelligente in nord Africa. Ad oggi il patto che l'Italia ha firmato con il governo di Al Serraj prevede, di fatto, il mantenimento di prigioni a cielo aperto dove confinare i migranti, senza badare al loro status. Per questa ragione organizzazioni non governative come Amnesty e l'UNHCR hanno criticato con durezza l'Italia, sostenendo che in questo modo vengono calpestati i diritti dei migranti.

Il Paese però apprezza queste decisioni e infatti il ministro degli interni marco minniti è molto popolare.

Fare a meno delle ong spinge il governo a chiedere all'Unione Europea maggiori mezzi per rafforzare le missioni navali di Triton e Sophia.

La scelta del governo non è piaciuta al mondo di sinistra, che fa notare i rischi umanitari che i migranti corrono se vengono portati nelle carceri libiche, luoghi definiti simili a lager.

Anche una parte della Chiesa si domanda preoccupata quali saranno le conseguenze di tali scelte. È evidente però che l'avvicinarsi delle elezioni ha spinto il governo e il Pd verso una posizione più forte, allineandosi così all'opinione pubblica.

La questione immigrazione e il diritto allo status di rifugiato

Le notizie di questi ultimi giorni circa gli sgomberi di palazzi romani occupati da rifugiati politici eritrei, dimostra come il problema sia complesso e vada affrontato con maggiore intelligenza.

Come può un Paese dell'UE riconoscere a delle persone lo status di rifugiato e poi disinteressarsi completamente della loro situazione? Il fatto che questo fenomeno durerà decenni e noi non siamo preparati per accogliere dignitosamente alcune migliaia di persone, deve farci molto riflettere. O almeno dovrebbe.