I due autorevoli quotidiani italiani stamani erano in edicola con due titoli shock: "Dopo la miseria portano le malattie" il titolone centrale di Libero, fondato da Vittorio Feltri. "Ecco la malaria degli immigrati" titola invece il Tempo, il quotidiano fondato da Renato Angiolillo nel 1944.

Quando a vincere è il populismo

Quello che, purtroppo, dobbiamo ancora una volta sottolineare, è che allo stato attuale delle cose, non sappiamo ancora con certezza cosa sia successo. Non sappiamo ancora cosa sia successo alla bimba di quattro anni ricoverata in ospedale e morta di malaria. Sappiamo, con certezza, soltanto che la piccola non aveva effettuato viaggi all'estero e che la malaria, trasmessa da una zanzara e contro cui non esiste vaccino, è particolarmente endemica in Africa.

Soltanto questi sono i fatti. Per il resto, il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha inviato alcuni ispettori presso l'ospedale in Trentino Alto Adige in cui la piccola è morta. Quello che non sappiamo, almeno allo stato delle cose, è se la malaria sia davvero stata portata dagli immigrati. Non lo sappiamo, non abbiamo prove scientifiche in proposito, non possiamo affermarlo con assoluta certezza. La legge 62 del 1963, relativa all'ordinamento della professione giornalistica, stabilisce invece che "è obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti." I due autorevoli quotidiani non hanno presentato affatto una verità sostanziale, basandosi su qualcosa di realmente accaduto e dimostrabile.

Hanno semplicemente collegato due fatti, ad oggi senza nessuna relazione di causa- effetto, e creato il titolo, che contribuirà soltanto a dare manforte a tutti gli arrabbiati e indignati d'Italia. Quello che forse dovrebbe preoccuparci è che i due titoli in questione non sono stati pubblicati su pagine Facebook che si spacciano per siti di informazione, bensì da due quotidiani, che esistono da diversi anni, e che dovrebbero contribuire a spiegare i fatti e a creare un'opinione pubblica informata.

Ma spiegare quelli veri, di fatti, non quelli presunti.

I verbali degli stupri di Rimini

Sempre "Libero" ha pubblicato oggi, almeno nella versione online del giornale, i verbali shock degli stupri di Rimini. Shock non soltanto perché riguardano l'orrore di una violenza sessuale raccontata da chi l'ha subita, ma anche e soprattutto perché riportano parola parola cosa hanno detto i due turisti polacchi e il transessuale peruviano.

Ora, è vero che ci troviamo in uno stato di diritto che all'art. 21 della propria Costituzione stabilisce che ogni persona possa manifestare liberamente il proprio pensiero. Vero anche che ogni giornalista gode del diritto alla libertà di informazione e cronaca. Vero anche, però, che tale libertà è limitata all'osservanza delle leggi a tutela della personalità altrui. Se è giusto informare l'opinione pubblica dei terribili stupri avvenuti nella riviera romagnola, è giusto anche far sapere loro i dettagli, davvero macabri e imbarazzanti? Quale essere umano vorrebbe veder pubblicato il suo rapporto su uno stupro subito? Questi dettagli possono davvero essere considerati di pubblico interesse, motivo che scagionerebbe l'autrice dell'articolo, come stabilito da una sentenza della Corte di Cassazione? Dov'è il rispetto per le vittime? Vi invitiamo a scrivere il vostro commento qui sotto per aprire un dibattito al riguardo.