La malaria nel nostro paese era stata debellata già diversi decenni fa. Fino a poco tempo fa si considerava che l’ultimo caso di malaria registrato in Italia, fosse datato 1997. Eppure negli ultimi 5 anni, in Italia, si sono verificati tremila seicento casi di malaria.

L’ultimo in ordine di tempo è quello di una bambina di quattro anni di Trento. La piccola era stata ricoverata al pronto soccorso di Trento per febbre alta. I sanitari del pronto soccorso ne hanno disposto il trasferimento a Brescia, presso gli Ospedali Civili, dove la piccola è morta dopo un giorno di coma.

Dalle indagini è risultato che la giovanissima vittima, nelle settimane precedenti, non è andata in viaggio in nessun paese a rischio. Con la sua famiglia era stata in vacanza sulla riviera veneta.

Il veicolo di trasmissione del virus è la zanzara Anopheles, che dopo aver punto un soggetto infetto, trasmette alla persona sana il virus con una successiva puntura. Quindi senza passaggio di sangue non può esserci contatto.

L’ Italia era stata dichiarata libera dalla malaria nel 1970 dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ora ci ritroviamo a dover affrontare una nuova epidemia di questa pericolosa e odiosa malattia. Senza voler addossare colpe a chicchessia, forse sarebbe il caso di rivedere qualcosa nel nostro sistema di prevenzione.

Attualmente le zone a più ampia diffusione di malaria, sono concentrate tutte intorno all’ Equatore, con alto tasso di concentrazione soprattutto in Africa.

Quando i nostri antenati emigravano, al paese di arrivo, compreso quelli africani, venivano messi in quarantena e visitati scrupolosamente dal personale sanitario del posto.

Oggi in Italia assistiamo ad arrivi di immigrati che, oltre a non essere opportunamente sottoposti ad accertamenti sanitari, vengono lasciati liberi di girare per il paese anche senza dichiarare le proprie vere generalità.

Questo potrebbe voler significare che qualche migrante potrebbe essere un portatore sano del virus, che una volta punto trasmette il virus alla zanzara, che in una successiva puntura, lo trasmetterebbe al malcapitato.

A questo punto, alla luce di quanto spiegato, sarebbe il caso che il nostro ministero della salute, anziché concentrarsi sulla obbligatorietà dei vaccini, seppur importante, si dedichi maggiormente alla prevenzione.

Se il male si estirpa alla radice, ci sono più probabilità di vedere sconfitta la malattia. Risulta inutile imporre dieci vaccini obbligatori, quando non si è intenzionati a eliminare la causa che scatena l’epidemia.

Su questo dovrebbero riflettere i legislatori.