Molti avranno visto sicuramente in TV la celebre performance di Crozza che interpreta Napalm 51. Un signore di mezza età che trascorre gran parte del suo tempo sui social. Clicca, condivide e commenta qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Non importa quanto sia ferrato sull'argomento o se abbia verificato le fonti della notizia: Napalm 51 ha sempre in serbo qualche critica feroce. Se, per esempio, un politico va a donare il sangue è uno schifo perché lo fa solo per farsi vedere. Se non lo fa è uno schifo lo stesso, perché dovrebbe essere il primo a dare l'esempio ai cittadini.

Se qualcuno è vegetariano lo fa solo per moda, se mangia la carne è un ignorante che non conosce le nuove frontiere della corretta nutrizione.

La velina di colore di Striscia

Proprio di ieri la notizia che anche la nuova velina di Striscia la Notizia, Mikaela Neaze Silva è finita al centro di un uragano di insulti razzisti. Anche se Mikela vive in Italia dall'età di sei anni, le sue origini (padre dell'Angola e madre dell'Afghanistan) non sono state gradite da una parte del pubblico del famoso giornale satirico. Molte persone si sono sentite autorizzate a veri e propri insulti. Qualcuno chiede, giustamente: perché su Michelle Hunziker non si dice niente? Forse perché, nonostante la bella show girl sia svizzera, essendo bionda e chiara non crea lo stesso 'fastidio' razziale?

Genitori, giornalisti, politici, insegnanti: tutti nel mirino

Per non parlare dei giornalisti: se scrivono notizie futili o leggere sono degli idioti incompetenti, se scrivono di cronaca sfruttano le povere vittime. Se espongono le loro opinioni (per quanto contestabili, sempre di opinioni si tratta) non sono professionisti.

I genitori fanno sempre 'schifo': se postano le foto dei loro figli sono irresponsabili e non tengono conto dei pedofili che girano in rete. Se non pubblicano niente dei loro bambini sono anaffettivi e indifferenti.

Al rogo anche gli animalisti, che non pensano ai bambini (e chi l'ha detto, poi?), i tifosi perché incitano all'odio anche quando scrivono solo 'Forza Juve!'.

Chi posta foto delle vacanze è un esibizionista che vuole far rosicare chi in ferie non ci è andato. Chi non posta niente è uno sfigato, perché non è andato in nessuna isola tropicale.

L'odio: dai social alle nostre vite

L'errore di fondo sta nel pensare che tutto quello che accade sui social non abbia a che fare con le nostre vite. Ma questo rappresenta solo un escamotage per deresponsabilizzarsi di fronte a delle azioni che sono, senza alcun'ombra di dubbio, pubbliche. Non importa se il nostro profilo è privato o scriviamo in un gruppo chiuso: offendere su Facebook è considerato diffamazione aggravata. Così si è espressa la Corte Suprema di Cassazione il 2 gennaio del 2017: '...offendere sui social può essere considerata a tutti gli effetti diffamazione aggravata.

In questi casi la pena va dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione con una multa dai 516 euro in su...'.

Facebook e gli altri social rappresentano le nuove piazze. Anche se ci limitiamo ad agire pestando i tasti di una tastiera sono molti gli illeciti a cui andiamo incontro "comportandoci male" sui social. La giurisprudenza, inizialmente travolta da un nuovo modo di relazionarsi, si sta affinando sempre di più in materia e oramai i casi di condanna sono sempre più numerosi.

Gli illeciti di Facebook: la legge si evolve

Gli illeciti, civili o penali, sono spesso sconosciuti ai fruitori di internet. Premettendo che qualunque attività su internet è registrata dai siti su cui viene effettuata per un minimo di tre mesi fino ai due anni.

L'autore è al 97% delle volte rintracciabile, anche se ha tentato di nascondere la sua identità, questo anche grazie al miglioramento della Polizia Postale. Riferendoci al social Facebook sono reati:

  • utilizzi illeciti (pubblicità spam, trasmissione volontaria virus informatici, scambio di immagini pedopornografiche, incitamento all'odio e alla discriminazione razziale.
  • comunicazione errata: diffamazione (notizie riservate o foto denigratorie), battute offensive o che possano volutamente ledere la reputazione di una persona
  • spacciarsi per una persona diversa o utilizzare simboli e loghi di cui non si ha l'utilizzo autorizzato
  • i dipendenti pubblici non possono utilizzare Facebook sul luogo di lavoro.

Questa breve lista non è esaustiva dell'argomento né tale vuole essere.

E' possibile consultare le modificazioni e integrazioni del codice civile e penale in merito per avere una visione più esaustiva e precisa. È giusto però ricordare ogni tanto che internet e i social non sono un luogo protetto o una giungla senza legislazione. Magari prima di insultare qualcuno ci penseremo un secondo in più...