A pochi giorni dall'annuncio della Presidente della Camera Laura Boldrini dell'intenzione di denunciare tutti gli utenti dei social network che commentano i post rivolgendole offese e minacce giunge la notizia dei primi dieci denunciati, anche se pare che in questo caso la polizia sia intervenuta autonomamente, senza un intervento diretto della interessata. A raccontare la vicenda è il quotidiano Libero, che rende noti alcuni dettagli.

La denuncia della polizia postale

Gli uomini della Polizia Postale di Latina hanno identificato e denunciato con l'accusa di "diffamazione contro un corpo diplomatico" un uomo residente a Terracina (LT) che ha divulgato su Facebook un'immagine che ritrae la foto di un bambino con la divisa da "Balilla" dell'epoca fascista che orina, modificata aggiungendo nella parte bassa dell'immagine una fotografia della presidente della Camera dei deputati.

Oltre all'uomo sarebbero stati denunciati anche altre dieci persone che avrebbero a loro volta contribuito a diffondere la vignetta.

La guerra della Boldrini agli insulti

Più di una volta in passato la Presidente della Camera aveva esternato la propria indignazione nei confronti di quanti utilizzano i social network per insultare e minacciare, anche pubblicando gli screenshot delle offese peggiori. La Boldrini ha più volte invocato un intervento dei gestori dei social network per "fermare l'odio", ma fino ad oggi non sembra essere cambiato molto. Da qui la decisione di intervenire in prima persona, denunciando quanti offendono e invitando chi viene fatto oggetto di queste vessazioni a fare altrettanto.

L'accusa è diffamazione aggravata

Chi utilizzando i social network o altri mezzi che consentono una diffusione massiva offende la reputazione altrui rischia di vedersi condannare con l'accusa di "diffamazione aggravata", che prevede una condanna massima a 2 anni di reclusione e una multa fino ad euro 2.065. Oltre all'aspetto penale c'è anche quello risarcitorio, infatti chi è vittima di diffamazione ha diritto al risarcimento del danno, che viene quantificato dai giudici in base alle specifiche del caso.

Generalmente la diffamazione viene punita su denuncia della parte lesa, ma nel caso di Latina la polizia è intervenuta d'ufficio perché ha contestato il reato di "diffamazione contro un corpo diplomatico", per la quale le forze dell'ordine possono muoversi autonomamente.