Lunedì 22 gennaio 2018 la famosa band thrash metal annuncia il suo tour di addio per celebrare il ritiro dalla scena musicale. Pietre miliari del genere, gli Slayer abbandonano il palco dopo quasi quarant’anni di militanza e noi vogliamo cogliere l’occasione per porci qualche domanda. Il metal e il rock sono generi che da anni affascinano e coinvolgono milioni di persone, ma come mai queste sonorità lugubri e questi riff dissonanti hanno fatto presa sul grande pubblico? Tutti conosciamo l’iconografia del metal: morte, teschi, scheletri, personaggi macabri e figure grottesche.

Sebbene un buon consiglio sia, nella vita di tutti i giorni, di stare alla larga da certe situazioni, comunque possiamo, al sicuro dietro le nostre cuffie, godere di questo macabro immaginario.

Cos’è però che ci attrae di queste visioni cosi estreme? Quello che da una prospettiva psicobiologica può esser visto come un rilascio di neurotrasmettitori, nasconde in realtà un più intrigante desiderio radicato nell’uomo. È di Faustiana memoria il tema del limite, collegato alla morte e al sovrannaturale, col succitato Dottore che scommette la propria anima con il Demonio per superare il confine dell’umano ed entrare in una dimensione che ne supera lo scibile. Terrificante è la realtà oltre l’uomo: “La natura è una casa abitata da spettri”, scriveva Emily Dickinson e questo terrore è il rimando della natura alla nostra miseria che, per l’inconscio, è inaccettabile e devastante.

È allora cosi che noi, forse con un po’ di vigliaccheria, stuzzichiamo senza saperlo il limite? Spiamo gli orrori alla ricerca di un’intuizione che per un attimo ci tolga la terra da sotto i piedi? È così che, per provare quell’affascinante vertigine, abbracciamo le dissonanze, i ritmi forsennati e le immagini violente caratteristiche di questo genere.

Detta cosi però questa può sembrare nient’altro che una semplice e forse nobile curiosità, come il Faust citato da Freud ad esempio di virtuoso ricercatore.

Ma allora, come il Faust, anche noi abbiamo una facciata “demoniaca” di capricciosa non accettazione del limite, che ci sforziamo di ignorare facendoci trascinare dagli eccessi di questi ascolti.

Noi, con un horror vacui da riempire con immagini estreme, colori forti e sapori intensi, forse siamo un po’troppo figli di questo tempo. Gli Slayer con il loro ritiro ci lasciano allora un’altra occasione per studiare la mente del grande pubblico che, consapevole o inconsapevole, dal 1981 è rimasto ammaliato da questa formazione leggendaria. È allora sull'emblematico titolo della canzone "you against you" che tiriamo le somme del nostro ragionamento: ovvero che nel conflitto interno del nostro inconscio abbiamo trovato in questo immaginario, o per scrupolosità o per vigliaccheria, un modo sicuro per esperire il limite.