Mentre il ministro degli Interni Matteo Salvini è impegnato sul fronte immigrazione, Luigi Di Maio dichiara pubblicamente di voler combattere il triste fenomeno delle raccomandazioni nella pubblica amministrazione, includendo nel suo discorso anche la Rai. È quanto affermato dal ministro dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali alla trasmissione "Porta a Porta" condotta da Bruno Vespa.
Dunque, per il leader del Movimento 5 Stelle ci sono altre priorità rispetto al censimento dei rom, a partire proprio dal settore della Pa.
Di Maio e il censimento nella Pa: la reazione del Partito Democratico
Il Ministro del lavoro e dello sviluppo economico si è mostrato piuttosto deciso nel voler dare una sferzata al sistema clientelare presente nel nostro Paese. Per quanto riguarda la Rai, siccome il 30 giugno scadrà il mandato dell'attuale CdA, il vice-presidente del consiglio ha voluto chiarire a "Porta a Porta" che le sue affermazioni non hanno alcun tono minaccioso, precisando: "Nessun'azione intimidatoria, ma se c'è il governo del cambiamento, bisogna cambiare il fatto che i furbi hanno superato gli altri".
Il Partito Democratico ha reagito con ferma opposizione alle parole di Di Maio. Il deputato dem Michele Anzaldi ha affermato: "Schedare i dipendenti Rai?
Mai erano stati usati toni del genere, così intimidatori, contro i dipendenti della pubblica amministrazione. Di Maio è ossessionato dal controllo di Viale Mazzini e dalla lottizzazione delle poltrone: le sue affermazioni umiliano tutti i dipendenti del servizio pubblico".
Nel suo intervento a "Porta a Porta", il vicepremier non ha spiegato come dovrebbero avvenire, nel dettaglio, i controlli su Rai e pubblica amministrazione che, stando alle sue intenzioni, avrebbero anche un'efficacia retroattiva.
Ad ogni modo, già prima di intervenire al talk-show di Raiuno, Luigi Di Maio aveva sottolineato la necessità di andare a controllare a fondo quanto avvenuto in passato, a partire dai finanziamenti ai partiti e dalla sua volontà di creare una banca dati per controllarne le entrate - riferite anche alle fondazioni riconducibili ad essi - relative alle ultime due legislature.
La risposta di Di Maio sul caso Acea
Durante l'ospitata a "Porta a Porta", il vicepremier non ha potuto esimersi dall'affrontare il tema relativo alle indagini sul progetto del nuovo stadio a Roma e sul ruolo svolto nell'amministrazione capitolina da Luca Lanzalone, ormai ex presidente di Acea.
Il leader pentastellato ha ricordato che quando nel giugno 2016 il M5S vinse le elezioni comunali a Roma con Virginia Raggi nuova sindaca della capitale, ci fu una selezione accurata dei profili più competenti, ai quali furono affidati i dossier più importanti. Tra costoro vi era proprio Lanzalone che aveva lavorato molto bene a Livorno (dove aveva risolto brillantemente il problema relativo alla gestione dei rifiuti) e, per questo motivo, la Raggi decise di assegnargli la carica di presidente.
Tuttavia, Di Maio ha sottolineato come il suo partito si assuma tutte le responsabilità relative alla nomina di Lanzalone, chiarendo però: "Non ci sto alla bufera su M5S, che non ha preso una lira da nessuno".