"In guerra la verità è la prima vittima". La frase è del poeta greco Eschilo e risale al V secolo avanti Cristo. La si potrebbe adattare tranquillamente a tutte le guerre che hanno insanguinato la storia dell'umanità. Relativamente al passato, conosciamo solo la verità dei vincitori perché alla fine sono quelli che scrivono la Storia. In Siria la guerra è ancora in corso ed in realtà conosciamo ben poco del conflitto perché non è mai stato un topic. Conosciamo la versione occidentale e la fonte principale è quella statunitense. Qualche giornalista più scrupoloso cita anche le versioni russe, iraniane o siriane, alla fine è doveroso dare voce a tutti.
La Siria diventa un topic nel momento in cui sedicenti opinionisti che conoscono a malapena la posizione geografica del Paese si avventurano in discutibili analisi, frutto di immagini terrificanti che, ad essere sinceri, non hanno alcuna collocazione temporale. Quelle foto fanno accapponare la pelle, ma lo choc dovrebbe essere ben più forte se ci si ferma a riflettere che la guerra in Siria è in atto dal 2011 e tra le macerie di un Paese devastato quelle immagini sono, purtroppo, agghiacciante consuetudine. Bisognerebbe avere l'onestà intellettuale di ammettere, lo ammettiamo noi per primi aspettando di essere seguiti da altri colleghi, che quasi nessuno di noi è mai stato in Siria. Di tanto in tanto, ad onor del vero, ci sono resoconti di attivisti e giornalisti indipendenti che in Siria ci sono stati davvero, ma anche in questo caso ognuno esprime il proprio punto di vista in base alle esperienze vissute.
Troppo poco per giungere ad una verità, fin troppo per dar luogo a tante verità presunte.
Cosa sappiamo di Assad?
Cosa sappiamo di Bashar al-Assad? Innanzitutto che è un 'presidente per caso': studiava per diventare medico nel Regno Unito e non aveva alcun interesse per la politica, tant'è che il padre, lo storico leader Hafiz al-Assad, aveva scelto il figlio maggiore Basil come successore.
Quando quest'ultimo morì in un incidente d'auto nel 1994, la scelta del genitore divenne obbligatoria e nel 2000, alla morte del padre, Bashar divenne presidente della Siria. Sappiamo anche che ha mantenuto le storiche alleanze con la Russia e l'Iran, il contrasto con Israele per il sostegno ai libanesi Hezbollah ed ai palestinesi di Hamas e che nel 2011 si è trovato a fronteggiare una rivoluzione sfociata poi nella guerra civile tutt'ora in atto.
Di quella rivoluzione, presentata come un'appendice delle Primavere Arabe, sappiamo oggi che è stata supportata da Paesi stranieri politicamente vicini agli Stati Uniti allo scopo di rovesciare lo scomodo governo di Damasco e che i ribelli cosiddetti 'moderati' sono in realtà una minoranza. La maggioranza è invece composta mercenari addestrati probabilmente in Turchia ed Arabia Saudita e da milizie islamiste di ispirazione qaedista, ma non è una novità nel complesso mondo islamico in guerra costante tra sciiti e sunniti. La Siria di Assad, questa è una certezza, ha dato comunque un grosso contributo nella guerra contro l'Isis e la presenza del suo governo è stata e continua ad essere un deterrente all'espansione jihadista.
Gli oppositori fuggiti all'estero presentano Assad come un tiranno spietato e crudele, non sarebbe comunque il primo tiranno utile in determinate aree geografiche. Le guerre in Iraq e Libia dovrebbero aver insegnato all'Occidente quanto sia difficile prevedere le conseguenze della caduta di un regime ed il pericolo jihadista, le cui influenze hanno toccato in maniera tragica anche l'Europa, sono il frutto di quelle guerre poco lungimiranti. Ad ogni modo, tiranno o meno, Assad ha alleati potenti che lo rendono molto più saldo rispetto a Saddam o Gheddafi la cui unica colpa fu quella di essere poco fortunati nelle amicizie internazionali.
Pro e contro Assad
Questo alone che sostanzialmente circonda la Siria ed il suo presidente ha contribuito a creare diverse correnti di pensiero e la gente, pur ignorando quasi totalmente la controversa questione siriana, ha preso posizione.
C'è chi lo supporta e lo considera 'una vittima della politica imperialista americana'. Ad esempio la testata online 'Oltre la linea' ha lanciato l'hashtag #GiúLeManiDallaSiria con lo scopo di sensibilizzare le persone in merito ai soprusi di cui la Siria di Assad sarebbe vittima. Tra i pareri contro Assad troviamo invece quello di Roberto Saviano che in un 'delirio di tuttologia' si è improvvisato grande conoscitore del Medio Oriente e recentemente ha 'adottato' come testimonial Muhammad Najem, l'adolescente siriano che avrebbe documentato le stragi del suo Paese e sulla cui attendibilità ci sono comunque parecchi dubbi. Citiamo solo due esempi, la lista è piuttosto lunga ed il presidente siriano riesce addirittura a stravolgere le abituali contrapposizioni: dalla sua parte si schierano alcuni politici di estrema destra che, dunque, si ritrovano a supportare un leader islamico anche se laico.
Contro Assad ci sono invece dure prese di posizione di intellettuali d'annata ed esponenti della sinistra 'aristocratica' (o radical chic che dir si voglia), figli, figliastri e nipotini del '68 che, paradossalmente, condividono la posizione statunitense. Partendo dal punto di vista che nessuno dei soggetti citati è mai stato in Siria nemmeno per errore, preferiamo basarci sui fatti: la situazione attuale dice che la rivoluzione siriana ha fallito e che Assad sarà ancora presidente della Siria grazie al prezioso supporto russo. Che il recentissimo raid di Stati Uniti, Regno Unito e Francia non sposterà alcun equilibrio nel Paese e che le presunte stragi con le armi chimiche resteranno presunte fino a prova contraria.
Assad è un eroe della guerra all'Isis o uno spietato dittatore? Forse entrambe le cose, forse nessuna delle due. Ai posteri l'ardua sentenza, il resto sono chiacchiere da bar o, se preferite, da social network.