Mercoledì sera, il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, ha denunciato con un post su Facebook la manomissione del decreto sulla pace fiscale. Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro ha riportato con toni sorpresi la scoperta di come il testo di legge fosse stato trasmesso alla Presidenza della Repubblica in maniera difforme a quanto precedentemente accordato e siglato.

In particolare, sarebbero stati modificati i punti relativi allo scudo fiscale e alla non punibilità nei confronti degli evasori che aderirebbero al condono. Tuttavia, a conti fatti, sembra proprio che la sbandierata denuncia sia stata più un modo per provare a placare i malumori dell'elettorato del Movimento 5 Stelle, piuttosto che una vera e propria accusa. Del resto, Di Maio ha lanciato delle accuse piuttosto generiche, guardandosi bene dal fare un distinguo rispetto alle posizioni di Politica economica volute dalla Lega, dichiarando che le modifiche apportate avrebbero rischiato di dare appoggio alle mafie.

La risposta del Colle

Il Quirinale, dopo le affermazioni di Luigi Di Maio, è intervenuto con una nota dell'ufficio stampa, nella quale ha smentito di aver ricevuto qualsiasi tipo di documentazione: "Il testo del decreto legge in materia fiscale per la firma del Presidente della Repubblica non è ancora pervenuto al Quirinale". A questo punto, è parso ancora più chiaro che l'attacco del vicepremier sia stata una mossa per provare a placare quella base elettorale che non vede di buon occhio il condono stipulato dal governo.

La mossa del Partito Democratico

L'opposizione - che ogni tanto batte un colpo - nella figura di Ettore Rosato ha annunciato che è stato presentato un esposto in Procura basato sulle accuse lanciate da Di Maio che, a quanto pare, dal canto suo non ha fatto seguire alle parole i fatti, non sporgendo alcun tipo di denuncia.

Questa decisione, invece, è stata presa dal PD soprattutto per far luce sui continui sospetti di manomissione avanzati dal vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, un doppio ruolo decisamente delicato che non può essere soggetto a "sabotaggi" di ogni sorta.

Maggior senso di responsabilità

In merito a questa vicenda, i cittadini italiani si stanno chiedendo come sia possibile che un ministro possa far finta di non capire (o non capire realmente, e questa circostanza sarebbe ben più grave) ciò che firma. Sarebbe auspicabile una maggior serietà quando si parla del destino di una nazione. Tuttavia, negli ultimi tempi sembra che le "uscite leggere" siano diventate una prassi, e che la politica abbia del tutto perso quel senso di responsabilità a cui ci si poteva aggrappare in passato.