Ritornano con l'anteprima su Rai Play del primo episodio "Cuccioli" (visibile dal 1 ottobre) gli uomini e le donne del commissariato di Pizzofalcone, nati dalla penna dello scrittore napoletano Maurizio De Giovanni. Il romanzo "Cuccioli" era stato edito da Einaudi nel 2015 e qui in video ha avuto bisogno di un adattamento fatto dallo stesso De Giovanni. Ritroviamo tutti i personaggi e gli attori che hanno fatto grande audience nella prima serie, che invero non c'era piaciuta per la mancanza di una sceneggiatura narrativa e per quelle immagini di una Napoli troppo solare e da cartolina.

Questa seconda serie - forse per merito del regista Alessandro D'Alatri, che è un fuoriclasse che ha fatto tanta esperienza teatrale e finanche pubblicitaria - ha più ritmo ed è meno zuccherosa con Napoli. L'ispettore Giuseppe Lojacono (il bravo Alessandro Gassmann) è immerso nella sua routine fatta della figlia palermitana e del suo rapporto con la PM Laura Piras (Carolina Crescentini) che ancora rimane celato. I bastardi a Pizzofalcone sono scossi dal ritrovamento menandreo di una bambina 'esposta' davanti al loro commissariato. Si affeziona a Giorgia, da lui ribattezzata, l'assistente capo Francesco Romano (Gennaro Silvestro), sempre in crisi con la moglie omonima.

La prima puntata andrà in onda lunedì 8 ottobre

Mentre la simpatia tra il vicequestore Luigi Palma (Massimiliano Gallo) e la vice-sovrintendente Ottavia Daniela (Tosca D'Acquino) rimane latente, e l'agente scelto Marco Aragona (Antonio Folletto) frena i suoi bollori da latin lover viziato, va avanti la storia tra Alex Di Nardo (Simona Tabasco) con il capo della Scientifica.

Continua la sua battaglia con il killer dei vecchietti il vicecommissario Giorgio Pisanelli (il grande Gianfelice Imparato) mentre il suo compagno di viaggio si fa sempre più aggressivo. In generale i personaggi de "I Bastardi" - che andrà in onda in chiaro da lunedì 8 ottobre su Rai 1 - sono bene abbozzati e riconoscibili dai telespettatori e questo per una fiction seriale è il più grande risultato che si possa prevedere.

Ora, per ottenere un risultato anche qualitativo, e non dovuto solo alla bravura degli attori, bisognerebbe lavorare di più sulla sceneggiatura, per renderla più piena di 'scrittura'. Il paragone con "Rocco Schiavone" , in cui si sente la lingua di Manzini prorompere dalla strascicata bravura attoriale di Giallini, è impietoso. Non bisogna avere paura della qualità: il pubblico è oramai maturo per avere prodotti più saporiti che mettano la parola scritta al centro dell'immagine seriale.