Dal 2011 il popolo italiano ha imparato a familiarizzare con un termine di derivazione anglosassone: il famoso e temutissimo spread. Questo termine, in politica ed economia, viene utilizzato per indicare il differenziale tra gli interessi che uno Stato deve pagare sul suo debito pubblico paragonati a quelli che la Germania paga sui Bund tedeschi (gli omologhi dei nostri B.T.P). All'aumento del differenziale automaticamente aumentano anche gli interessi che lo Stato paga per poter finanziare il proprio debito e quindi mandare avanti la macchina statale.

Il motivo per cui lo spread è attualmente a quota 280 punti è presto detto: i grandi fondi di investimento, invece di acquistare i nostri titoli di Stato, se ne liberano. Questo perché non pensano di riuscire a guadagnare sul loro investimento iniziale, anzi credono di perderci e quindi prima che l'Italia vada in default, vendono.

A chi vendono attualmente gli investitori se credono che l'Italia non sia affidabile?

Attualmente l'Italia, ma ancora prima e ancor di più nel 2011, è sotto un primo attacco speculativo, una raffica di vendite di BOT, che vengono in parte acquistati dalla Banca Centrale Europea grazie al Quantitative Easing voluto da Mario Draghi. Il Quantitative Easing prevede l'acquisto da parte della BCE di 50 miliardi mensili di titoli di Stato di Paesi ritenuti in difficoltà, come appunto è il caso dell'Italia.

Questo programma ha consentito allo spread di restare su livelli accettabili ed impedirne impennate come quella del 2011. All'epoca lo spread toccò quota 575 punti base, e ne seguirono la caduta del Governo Berlusconi e l'arrivo del Governo tecnico guidato da Mario Monti. Il programma voluto da Draghi però non è eterno. Infatti l'acquisto dei titoli di Stato terminerà con la fine dell'anno, e questo per l'Italia potrebbe essere un grande problema.

Infatti, non avendo più questo paracadute, l'Italia dovrà contare solo sulle sue forze ma soprattutto solo sulle sue riforme. Tali riforme che dovranno essere a costo zero, prevedendo tagli verticali su spesa pubblica e spesa sociale, esattamente come in Grecia, dove la Troika ha dettato il programma economico e sociale per diversi anni.

I tagli hanno creato disagi e povertà tra i ceti più bassi e deboli della popolazione ellenica. Potrebbe venire a crearsi inoltre un'altra problematica derivante dalla mancanza di liquidità agli sportelli bancari, in quanto in Italia le Banche hanno quasi il 70% di titoli di Stato in pancia.