La Thailandia ha deciso di chiudere a tempo indeterminato Maya Bay. La spiaggia, divenuta famosa per aver ospitato le riprese del film "The Beach" con Leonardo Di Caprio, è rimasta vittima di una forte erosione e di alti livelli di inquinamento che stanno mettendo a serio rischio la sopravvivenza della vegetazione autoctona, anche a causa delle numerose flotte di turisti sbarcate in questi anni lungo la baia.

La piccola baia, infatti, ogni anno è meta ambita per oltre tre milioni e mezzo di visitatori provenienti da tutto il mondo, che si recano presso l'isola di Koh Phi Phi Ley, immersa nel mare delle Andamane, spinti dalla voglia di vedere da vicino quest'angolo di paradiso.

Inizialmente si era parlato di uno stop di circa 4 mesi, ma ora sulla Gazzetta ufficiale il dipartimento per i Parchi nazionali ha annunciato che questo periodo di tempo non sarebbe bastato per consentire alla baia di ripristinare appieno il suo ecosistema. Di conseguenza, le autorità locali hanno deciso di prolungare il blocco al turismo a tempo indeterminato, anticipando che da qui a un anno certamente la spiaggia non verrà riaperta.

Maya Bay è solo l'ultima di una lunga serie di chiusure

Il provvedimento thailandese è solo l'ultimo di una serie di interventi sanciti da vari governi per bloccare o comunque limitare l'accesso al turismo globale. Ad esempio, già nel corso dell'estate, delle decisioni simili erano state prese in Cile e in Indonesia.

La prima a introdurre il numero chiuso per i turisti è stata l'Isola di Pasqua, che ha anche deciso di limitare fortemente le richieste di residenza. Anche il Komodo National Park si appresta a ridurre la presenza di visitatori sul suo territorio, soprattutto in seguito a un incendio d'inizio agosto che sarebbe stato causato dall'incuria di un turista, e che ha distrutto ettari di savana.

Intanto, anche le autorità di Bali sarebbero pronte a varare norme più stringenti per l'accesso ai templi, a causa dell'eccessivo aumento di "turisti poco rispettosi".

Maggiore attenzione verso il patrimonio naturale, oppure crescente maleducazione?

Queste misure di protezione non sarebbero legate esclusivamente all'aumento esponenziale delle persone che ogni anno si spostano in cerca di mete esotiche per le loro vacanze, ma anche alla maleducazione e alla noncuranza con cui costoro si comportano in questi luoghi.

Ad esempio, sia a Maya Bay che sull'Isola di Pasqua è stata registrata una pericolosa crescita di rifiuti abbandonati, mentre a Komodo, a causa della confusione e dell'inquinamento, il celebre sauro sarebbe a rischio estinzione.

Dunque, in un mondo in cui conflitti e terrorismo limitano o condizionano sempre di più gli spostamenti, adesso bisognerà fare i conti anche con le limitazioni imposte dai vari governi del pianeta per proteggere questi autentici tesori naturali dalla devastazione del turismo di massa.