La serie televisiva ideata da Steve Blackman e distribuita al grande pubblico da Netflix trae ispirazione dall'omonimo fumetto prodotto dalla "Dark Horse Comics" nel 2007; le sfumature fumettistiche sono, in effetti, molto evidenti nella fiction.

'The Umbrella Academy' rientra, infatti, nella categoria degli spettacoli televisivi da ammirare senza porsi troppe domande riguardanti i vari incastri che la trama ci mostra, accettando incondizionatamente le curiose caratteristiche del mondo nel quale veniamo catapultati.

Tuttavia, alcune sbavature presenti nella scrittura della storia di questa prima stagione della serie, ci costringono ad aprire per un attimo gli occhi e a farceli storcere; se è vero che siamo disposti ad accettare un mondo di supereroi orfani della notorietà che li aveva accuditi durante l'infanzia, siamo invece restii a mandare giù avvenimenti paradossali legati a dialoghi e situazioni specificamente umane.

'The Umbrella Academy', infatti, ci invita a sovrapporre un mondo fantastico (nel quale siamo disposti ad accettare situazioni paradossali di ogni tipo) al mondo reale con il quale noi spettatori ci interfacciamo in ogni momento e sul quale non possiamo, quindi, tollerare situazioni contrastanti con la logica di tutti i i giorni.

Tra agenti di polizia al limite del macchiettistico, scene romantiche senza capo né coda, errori grossolani e disattenzioni inspiegabili da parte della temibile “Commissione” capace di controllare lo spazio ed il tempo, la trama e la sceneggiatura presentano alcuni buchi nell'acqua (soprattutto nel finale di stagione) che si scontrano con la maestosa costruzione che l’ambiziosa serie erige.

Nonostante questo, l’elegante presentazione dell’immaginario nel quale veniamo trasportati permette al pubblico di appassionarsi ogni minuto di più alle figure dei protagonisti.

Voto trama: 5

Una sceneggiatura ricca di luci e ombre

Il piano della scrittura dei dialoghi e degli avvenimenti di 'The Umbrella Academy' è quello più ricco di alti e bassi, alternando scene originali ed esaltanti a dialoghi deboli e situazioni fuori luogo.

Tuttavia, ai fini della realizzazione definitiva della serie, la bilancia pende dalla parte dei fattori positivi, grazie all’originalità degli scenari in cui le avventure dei 7 supereroi si svolgono ed alla vena ironica con cui dialoghi e scene sono presentati. Tra scontri armati in sale da Bowling e pasticcerie, e la caratterizzazione divertente ed innovativa di alcuni personaggi (su tutti Klaus e Hazel), la sceneggiatura della produzione americana ne esce vincente.

Voto sceneggiatura: 6.5

La regia magistrale di Steve Blackman

La regia, guidata da Steve Blackman, utilizza diverse tecniche tipiche della messa in scena cinematografica o televisiva supereroistica, al fine di rendere imponente e maestosa la produzione finale. Condita da diverse carrellate capaci di focalizzare l’attenzione dello spettatore e di collegare in maniera visivamente incredibile scene e situazioni distinte, la direzione registica della serie si dimostra il grande punto di forza di quest’ultima.

Voto regia: 8

I punti di forza della serie: la fotografia, la scenografia e la colonna sonora

Oltre all’ottima regia, a tenere in piedi la serie sono senza ombra di dubbio la qualità di fotografia e scenografia e la capacità nella scelta dell’accompagnamento musicale; l'importanza di questi fattori è determinata dal forte bisogno della una serie di una forma attraente e ben strutturata che nasconda i limiti oggettivi di contenuto.

In particolare, la scelta musicale per accompagnare le scene più significative e quelle più movimentate è molto originale, e alterna sottofondi drammatici, gloriosi e soprattutto ironici; perché la forza della serie è il saper ridere di sé stessa, alleggerendo una trama che non ha le capacità di reggere toni eccessivamente alti.

Voto fotografia, scenografia e colonna sonora: 7,5