Ennesimo omicidio di un immigrato, in una strada di campagna a due chilometri dalla baraccopoli abusiva di Borgo Mezzanone, a Foggia. Secondo i primi accertamenti compiuti dai carabinieri, l'uomo sarebbe stato ucciso con alcuni colpi di arma da fuoco. Purtroppo rischiamo di non stupirci più o di non provare più pietà per queste situazioni così spiazzanti che accadono sotto i nostri occhi. Non ha ancora un nome e non portava addosso alcun documento: solo il colore della sua pelle e il luogo del ritrovamento consentono ai militari di comprendere che si tratta di un extracomunitario.

Altre priorità

Probabilmente, anche questa volta, ci saranno altre priorità da affrontare per il Governo e non ci sarà, neanche questa volta (come accadde per Sacko Soumaila), il tempo per riflettere sull'accaduto e porsi dei quesiti che purtroppo sembrano tremendamente attuali: che l'odio diffuso via social nei confronti dei migranti stia aizzando le coscienze dei nostri connazionali contro chi viene individuato come capro espiatorio della maggior parte dei problemi del nostro Paese? Che la situazione stia degenerando? Che sia necessaria una presa di posizione contro ogni forma di violenza e che sia necessario condannare in ogni caso chi uccide un altro essere umano, a prescindere dal colore della pelle?

Non sappiamo ancora molto del caso di ieri sera: sappiamo soltanto che a dare l'allarme è stato un automobilista che, dopo avere urtato il corpo che era per strada, ha pensato di avere investito l'uomo e si è fermato per prestargli soccorso. Molto probabilmente scopriremo il suo nome ma la notizia non sarà forse degna di nota come lo è la nuova legge sulla legittima difesa, che il Ministro dell'Interno definisce un successo ma che i penalisti italiani e i magistrati considerano "inutile e pericolosa".

Intolleranza: patologia che non sembra infettare soltanto l'Italia

La realtà purtroppo racconta come il fenomeno di intolleranza del diverso non sia limitato al nostro paese ma di come si estenda, purtroppo, in tutto il mondo. L'intolleranza, causata dalla paura del diverso, non è nuova alle cronache. Il capro espiatorio è sempre debole e strumentalizzato da chi vuol dirottare l'opinione pubblica su altri temi, differenti da quelli che dovrebbero essere all'ordine del giorno: Sono temi che, diretti al ventre e in grado di aumentare la bile degli elettori, fanno facile presa e danno facile consenso e l'approccio non può che essere semplicistico.

Basta scavare un po' più in profondità per capire, infatti, come la situazione odierna in cui versano i migranti non sia casuale e inaspettata ma frutto di una storia che perdura da diversi secoli.

L'eredità lasciataci dai nostri avi pesa non poco e purtroppo non siamo capaci di farcene carico: è noto come la situazione in cui si trova attualmente il continente africano sia stata determinata da noi europei nell'epoca delle guerre coloniali, della tratta degli schiavi, dello sfruttamento di tutte le risorse che questa terra continua ancora oggi ad offrire. Non sarebbe giusto, tuttavia, addossare ogni colpa ai nostri antenati dato che ancora oggi continuiamo a sfruttare le risorse del continente e a vendere armi in quei Paesi devastati dalla guerra, dalla fame e dalla povertà.

Ma cessare il traffico d'armi, ad esempio, sarebbe un'ulteriore batosta per la nostra economia: ne vale la pena? A quanto pare neanche questo tema è una priorità dei nostri governanti. Per adesso la voce del Governo appare unanime: "prima gli Italiani". A noi non resta che sperare che morire per strada per mezzo di colpi di arma da fuoco, senza un nome, prima o poi possa consentirci di capire come l'indifferenza a queste tragedie sia stata possibile e come si possa evitare in futuro. Ma forse i latini avevano torto: la storia potrebbe non essere, neanche questa volta, maestra di vita.