Che fare? Non è l'inizio di un proclama rivoluzionario come quello di Lenin, eppure a suo modo questa domanda - che si sono giocoforza dovute porre i musei e le maggiori istituzioni culturali del mondo - ha dato il via a una vera e propria corsa alla rivoluzione digitale dell'Arte.

Musei e Covid, tra crisi e rinnovamento

Infatti, se questi mesi si ricorderanno principalmente come un periodo buio di isolamento sociale, probabilmente porteranno anche una ventata di rinnovamento nell'ambito della cultura italiana, ma non solo. L'Italia, il Paese dell'arte per eccellenza, infatti ha dovuto fare i conti con le serrate dei musei per proteggere i cittadini e i turisti dei rischi della pandemia in atto, ma molte sale - pur vuote - non sono rimaste senza visitatori grazie alle nuove tecnologie della rete.

Il lockdown è stato quindi l'occasione per spingere le istituzioni, anche le più conservatrici, a muoversi sul web creando iniziative social, webinar e visite virtuali grazie a applicazioni come Google Art & Culture.

La grande G al servizio dei musei

Con i suoi milioni di appassionati in tutto il mondo, infatti, il mondo dell'arte era un piatto troppo appetitoso per non essere catturato da Google. Il progetto era già attivo prima del coronavirus, ma le visite al sito Art & Culture di Google e i download della relativa app per dispositivi mobili si sono moltiplicati in questi mesi di chiusura forzata per il Covid-19.

All'interno del sito e dell'app (disponibile sia per utenti Apple che Android) sono disponibili approfondimenti e notizie dal mondo dell'arte, si possono trovare estensioni innovative come la possibilità di farsi un selfie per vedere a quale opera d'arte si assomiglia (un'estensione non adatta a chi è particolarmente suscettibile perché non sempre i collegamenti sono generosi con la propria idea di estetica), ma soprattutto grazie al sistema di foto a 360 gradi usato anche per Street View è possibile percorrere i corridoi dei musei più celebri e visitati a mondo, dal British Museum londinese al Museo Van Gogh di Amsterdam fino ad arrivare alla Casa Museo di Frida Kahlo.

Il web è il futuro dei musei

Quello che ci si può già chiedere, aspettando il dopo-Covid-19, è se effettivamente il futuro dei musei sia sul web. Sicuramente i vantaggi di un loro spostamento sulle piattaforme digitali sono innumerevoli, a partire dai costi di gestione e sicurezza incredibilmente più bassi fino ad arrivare ad un potenziale aumento del pubblico.

Ogni anno i musei vedono un numero crescente di visitatori, ma il numero potenziale di essi potrebbe essere enormemente più alto, così come il valore educativo dell'arte on line. Chi non trova affascinante l'idea che anche uno studente di un villaggio nel cuore dell'Africa possa accedere ai musei europei o nordamericani e allo stesso tempo che un cittadino europeo, non potendosi permettere un viaggio in estremo oriente, in Africa o in Oceania, possa comunque fruire delle loro maggiori istituzioni culturali?

Tutto ciò è sicuramente affascinante... ma è giusto? Se si pensa agli studi maniacali di Mark Rothko per trovare il modo migliore di fruire le sue opere (luci soffuse, tele poste all'altezza degli occhi ad una distanza ben determinata dagli spettatori in base alle dimensioni dell'opera...) viene naturale chiedersi cosa potrebbe pensare sapendo che oggi possono essere viste con un visore 3D dal salotto di casa, mentre la lavastoviglie è in funzione e i bambini giocano alla PlayStation.

Inoltre una virtualizzazione dell'arte manderebbe in crisi il valore comunitario della cultura: l'atto di entrare in un museo corrisponde alla scelta di far parte di una micro società temporanea che si scambia sguardi e che anche senza parlare si riconosce come parte di uno stesso effimero evento collettivo che si rinnova continuamente al cambiare dei visitatori.

Come risolvere questa dicotomia? La soluzione - oltre che l'augurio - migliore è che i musei sperimentino il più possibile gli strumenti offerti da BigG e dagli altri giganti del web per stimolare sempre di più i visitatori ad essere una comunità attiva e meno effimera, che si incontra sul web e interagisce in maniera virtuale prima e dopo una visita che dovrà continuare ad essere fatta in forma fisica e uscendo di casa.

Certo, questi strumenti aiuteranno anche le scuole a insegnare arte in un modo nuovo, ma lo scopo dovrà essere sempre quello di spingere adulti e ragazzi a visitare davvero i musei, diversamente l'arte diventerà pura illusione digitale.