Nella giornata del 25 ottobre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante una conferenza stampa ha comunicato quali attività dovranno restare chiuse per limitare i contagi dal Covid-19. Cinema e teatri sono tra queste. Un settore che da tempo è stato escluso, con artisti ed esercenti che si sono ritrovati in uno stato di incertezza e per mesi senza alcun compenso. Cartelloni teatrali ed eventi annullati, film sulle piattaforme streaming on demand, richieste agli artisti di adattarsi a spettacoli live sui canali social (come se questi potessero sostituire l'emozione di vivere la cultura) e sale chiuse.
Un Dpcm che ha creato molte polemiche sia da parte dei giornalisti che dei politici, oltre che tra i cittadini italiani.
Cinema e teatro: artisti come untori
Gli artisti sono rimasti senza voce, senza poter affermare il profondo disagio in cui stavano versando e nessuno si è preoccupato di ascoltare le loro suppliche ed il grido di disperazione: "Non lasciateci soli". E dopo aver avuto finalmente una speranza di ripartenza, chiedendo alle istituzioni di non abbandonarli, che lo spettacolo potesse continuare ed al pubblico di aver fiducia in loro perché si sarebbero adattati alle normative anti-Covid, ecco che si ritrovano a dover richiudere. Di nuovo si penalizza la cultura. Nell’esplicito tentativo di scongiurarne l’approvazione del nuovo Dpcm che avrebbe conseguenze nefaste sull’intero comparto culturale, gli artisti stanno cercando di far capire la necessità di far continuare lo spettacolo.
I lavoratori degli spettacoli dal vivo hanno messo il loro straordinario e personale impegno per riaprire teatri e cinema nel pieno rispetto dei protocolli per la tutela della salute non solo del pubblico in sala, ma anche degli artisti, rivisitando anche opere per evitare vi fosse contatto. Sono luoghi sicuri dove il pubblico è seduto con mascherina, distanziato e durante le rappresentazioni o le proiezioni le persone non parlano tra di loro.
Si erano adottate misure per la salvaguardia della gente durante l'uscita e l’entrata dai cinema e dai teatri, regolati dal personale e rispettando il distanziamento tra gli individui. In epoca pandemica sono stati dei modelli da prendere come esempio da altre attività le cui regole non sono state appieno rispettate.
Come può una nazione distruggere i cinema ed i teatri?
Artisti che si sono sentiti per mesi etichettati come untori in questa pandemia, nonostante i molti accorgimenti impiegati rispetto ad altre attività. Una chiusura dopo inaugurazioni di cartelloni ed una riconquista di un pubblico diffidente e spaventati dinanzi all'incertezza di riacquistare i biglietti e gli abbonamenti. Erano riusciti a convincerli a ritornare nelle sale, li avevano riassicurati che gli spettacoli non si sarebbero fermati e che si sarebbe tenuto conto dei decreti e delle norme per divertire e lavorare in sicurezza. Un teatro trasformato quello che il pubblico avrebbe ritrovato nella stagione invernale, ma con la stessa volontà di creare emozioni, con la speranza che un giorno si potesse avere di nuovo un teatro senza barriere e la cui unica forma di contagio ammissibile era quella culturale.
Riprogrammazioni ed uscite cinematografiche che, nonostante lo stato di incertezza, cercavano di voltare pagina dinanzi ad un capitolo triste per il mondo della cultura.
Senza cultura, cinema e teatro, un Paese manca di civiltà e di futuro
La cultura ricopre nella società un ruolo portante. I cinema ed i teatri sono un luogo in cui sentirsi protetti, svagarsi e rifugiarsi nei momenti più difficili della vita. Privare la gente della possibilità di sognare e di farsi trasportare lontano oltre i confini della propria quotidianità significherebbe abbandonarli all'ineluttabilità di una situazione di profonda crisi pandemica. Uno svago, un modo per poter evadere con la mente da una pandemia che non accenna a fermarsi, ma che sta dilagando e che porterà ad una profonda crisi umana oltre che economica. L'unico contagio ammissibile era quello della cultura ma anche questa ha dovuto mettere un bavaglio.