La recente polemica che vede protagonista Er Faina investe la pratica del Catcalling. Si è aperto un grande dibattito che, se affrontato con il giusto spirito, potrebbe produrre una seria riflessione su un fenomeno non nuovo e che in Francia costituisce reato. Sono scesi in campo diversi Vip e opinionisti, da Aurora Ramazzotti (che per prima aveva introdotto la questione) a Tommaso Zorzi. La rete si è letteralmente scatenata. Gli insulti purtroppo non hanno risparmiato nessuno. La risposta politica però sembra assente o comunque non adeguata. La stampa e gli opinionisti preferiscono restare sul ring o poco distanti su una tematica che ci riguarda tutti da vicino.

Catcalling: una definizione

Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso di catcalling, parola presa in prestito dall'inglese per indicare tutte quelle molestie verbali che le donne subiscono per strada e, più in generale, nei luoghi pubblici. Si va da fischi, apprezzamenti non richiesti e commenti volgari sul corpo fino ad offese e insulti in piena regola. Per contrastare questo tipo di comportamenti sono state prese diverse iniziative.

In Francia tre anni fa è stata approvata una legge contro le molestie da strada. In Italia invece nel 2019 l'attrice Queralt Badalamenti ha lanciato la campagna fischialcane con l'obiettivo di raccogliere le firme necessarie per chiedere che le molestie verbali diventino reato e siano punite.

Nonostante si stia facendo sensibilizzazione sul tema del catcalling, si incontrano ancora molte resistenze nel riconoscerlo come un reale problema. Il fatto che si tratti da un lato di un'abitudine diffusa e dall'altro di una violenza "non fisica" fa sì che molti lo sottovalutino e ne sminuiscano le conseguenze.

Il caso di Er Faina

Le parole di ieri di Damiano Er Faina hanno fatto molto discutere. “Io posso capire se uno viene, ti insulta" ha detto il noto influencer romano nel corso di una diretta Instagram. "Ma che c’è un manuale di rimorchio?". Parole che tendono a minimizzare la gravità di queste azioni. Il ragionamento utilizzato, abusato negli ultimi tempi, è quello che passa sotto il nome di politically correct.

“Il catcalling? Per due fischi? Io non so dove andremo a finire", ha aggiunto l'ex concorrente di Temptation Island Vip 2.

Stamattina, dopo che altri noti influencer hanno imbracciato le armi della tastiera, ha chiesto scusa. Ha gettato in parte l'ascia di guerra, utilizzando l'ironia come scudo sempreverde di difesa. Ha protestato per le eccessive reazioni, ingiuriose a suo dire, che sono state indirizzate ai suoi danni. “Qualcuno mi ha detto che sono pericoloso" ha replicato, mostrando le foto di alcuni messaggi infamanti ricevuti. “Io non posso dire quello che ho detto mentre loro politicamente corretti possono dirmi di tutto e di più". E poi, con un sonoro "This is Italia", sembra mettere una pietra sopra sulla questione.

L'assenza di una proposta politica

Alcuni anni fa la Francia è scesa in campo sulla questione. Nel 2018 infatti il governo francese ha approvato una legge che dichiara la punibilità del catcalling su strade o sui mezzi pubblici. Le sanzioni variano a seconda della gravità. Si passa da una multa, che può arrivare fino a 750 euro, fino a una mora per i comportamenti più duri.

In Italia non esiste questo reato. Oltre alla campagna di Badalamenti sono state poche finora le iniziative concrete. La scorsa estate su change.org è stata pubblicata un'altra petizione per rendere questa pratica reato, e finora ha raggiunto 17mila firme. Si chiede che il catcalling sia riconosciuto come una "molestia verbale a tutti gli effetti", un modo di comportarsi che non è innocuo in quanto ha ripercussioni evidenti "nella psicologia e nella vita quotidiana delle vittime".

Non minimizzare il catcalling

Molti forse non sentono il bisogno di intervenire con una legge, e si chiedono che senso avrebbe punire un comportamento che invece si potrebbe prevenire a livello culturale. Non sarebbe una riflessione errata, occorre però notare come la "battaglia" culturale - se così la si può definire - vada a cozzare contro atteggiamenti e pratiche che spesso gli stessi media e giornali non sanno inquadrare. Si preferisce trattarli come argomenti di gossip e scandalistici, dando così risalto più alla polemica tra gli influencer che non alla tematica in sé. I titoli duri e violenti utilizzati finiscono così solo per aizzare il pubblico e dividerlo, creando un odioso quanto insensato scontro tra fazioni.

Se è vero che i cittadini non riconoscono il catcalling come un problema prioritario, è altrettanto vero che ci si può occupare contemporaneamente di politica monetaria senza tralasciare questioni che toccano la nostra vita comune. O forse è proprio questo tema a innervosirci in quanto ha a che fare con i nostri comportamenti quotidiani? Ricordiamoci che la questione riguarda tutta la società, senza alcuna distinzione.