Per anni ci ha provato in tutti i modi, la televisione italiana: ha pagato e scritturato mogli e mariti a C'eravamo tanto amati, ha mandato alle Seychelles gli accoppiati di Stranamore, e la gente comune diventava una compagnia teatrale, che metteva in scena sempre lo stesso copione. Poi è arrivata Maria De Filippi, e lo spettacolo ha fatto un vero salto di qualità: al posto degli attori del viaggio premio sono andati in scena figli, padri e madri che portavano con sé davanti alle telecamere case intere piene di violenza, carichi di bauli di disperazione e dolore. Tutto là davanti al video. Tanto più vero quanto più insopportabile.

Con Uomini e Donne ed Amici si è creato 'l'ecosistema defilippiano'

Forte di oltre sei milioni di spettatori e oltre il 20% di share, De Filippi con la sua freddezza, il suo distacco, mai ruffiana, mai insinuante, riusciva a creare le condizioni per trasformare i litigi delle coppie in tivù in psicodrammi nazionali. Riuscì, con Uomini e donne, a inventare un genere televisivo: ogni giorno una storia solitaria, e fino al cambio di format del 2001 (con l’invenzione dei «tronisti») non c'era antagonismo come in Amici: solo una ragazza o un ragazzo con le lacrime che traboccavano dagli occhi, lei che adorava lui non corrisposta, lui tradito, titoli come «amore o illusione?».

Volontariamente sottoposti all'arbitrato tv, alla terapia di gruppo praticata da Maria.

Il giudizio della Chiesa era senza appello: «Sembra quanto mai inopportuno e a volte squallido portare davanti alle telecamere storie che fino a quel momento erano vissute nel privato e nella discrezione», scriveva nel gennaio 1997 monsignor Claudio Sorgi su Avvenire, «salvo che per la stretta cerchia delle conoscenze personali».

Inoltre, lo studio televisivo «assomiglia ad un ring, con i tifosi, incitamenti, crudeltà, giudizi arbitrari, arroganze e petulanze che certamente approfondiscono la rottura in corso. Spesso al dolore si aggiunge l'umiliazione e il ludibrio».

Maria De Filippi, «la Truman d'Italia» come veniva definita già alla fine dei Novanta – in omaggio al Truman Show con Jim Carrey, inquadrato 24h24 sin dal concepimento ad uso del pubblico -, si è arresa.

Resa totale: durante il funerale di suo marito si è consegnata – senza opporre resistenza, senza auricolare e microfono - nelle mani dei suoi fan.

I selfie scattati durante la camera ardente di Maurizio Costanzo

«Senza alcun rispetto», «incredibile», «ma come si può?». Questi alcuni dei tanti commenti che si leggono nelle ultime ore per i selfie scattati durante la camera ardente di Maurizio Costanzo. Lei, ferma davanti al feretro in dignitoso silenzio, stringendo la mano a chiunque si avvicinasse per farle le condoglianze, si è trovata di fronte alcune persone che sono andate oltre, chiedendo alla vedova di scattare una foto ricordo. C'è chi pensa che tutto questo non sia un’aberrazione della società, ma una naturale manifestazione dell’ecosistema defilippiano.

C'è chi invece ha attaccato il singolo, nel suo atto da sciacallo che cerca il trofeo da mostrare, ripostare all'infinito.

Per vent’anni, prima dell’esplosione di Instagram e TikTok, i programmi di Maria De Filippi sono stati la più frequentata agenzia televisiva di mediazione sentimentale per genitori, figli, fidanzati, parenti e affini. Una quantità sorprendente di italiani ha fatto (e tuttora fa) a gara per entrare nella «comunità televisiva» della donna più potente del piccolo schermo italiano per sbrigare le proprie pratiche amorose. La parte più greve di questo mondo sta nel fatto che la mentalità defilippiana richieda di far razzia della realtà: la telecamera non coglie mai veramente di sorpresa, anche quando finge di rubare le espressioni, di rapinare le lacrime della gente ripresa (e che poi, beninteso, sottoscrive la consegna del malloppo).

Davide Sisto: 'Il confine tra privato e pubblico del tutto obsoleto'

«Temo che chi ha chiesto il selfie ha pensato più a sé stesso che a De Filippi e alla situazione. D'altro canto, viviamo nell'epoca in cui il confine tra privato e pubblico del tutto obsoleto», ci dice Davide Sisto, filosofo e tanatologo, esperto di elaborazione virtuale del lutto: «De Filippi con le sue trasmissioni rompe quotidianamente quel confine. Ma c’è anche il tipico intorpidimento della prima fase del lutto, di cui è stata vittima lei: sei in balia degli eventi e non metti a fuoco quello che ti sta succedendo accanto».

Il concetto di privato così come lo conosciamo è roba recente rispetto alla storia dell'umanità, spiega Sisto.

E le tecnologie digitali stanno modificando il nostro modo di intendere il privato. Il mondo di Maria è stato invaso senza preavviso: «Sì, perché non si sa esattamente cosa stia procedendo: lei è consapevole? È intorpidita dal dolore? E cosa fare di quel selfie? Lo si tiene per sé? Lo si pubblica sui social? Ecco, se la presenza social dei selfie personali a un funerale può fare bene a sé stessi, altra cosa è il selfie altrui». Lei non sembrava risentirsene. Forse, era consapevole che quel saccheggio della realtà avrebbe finito per entrarle anche in casa, o in chiesa.

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