Era stato un brutale pestaggio all'apparenza privo di movente, tanto che, per diversi anni, molti ipotizzarono la pista passionale: invece l'avvocato Enzo Fragalà del Foro di Palermo, barbaramente ucciso a legnate nel 2010, era stato cinicamente scelto come capro espiatorio per lanciare un segnale a tutti i penalisti del capoluogo siciliano. E l'ordine era partito da Cosa Nostra che, anche se non era l'obiettivo principale, aveva ben chiaro in mente che il pestaggio violento poteva sconfinare nell'omicidio: per questo motivo, la Procura palermitana contesta ai sei arrestati per quel delitto il reato di omicidio volontario con dolo indiretto, aggravato dall'aver agito con il metodo mafioso.
L'accusa ha anche ricostruito i ruoli avuti dagli arrestati nell'omicidio: il pestaggio mortale fu commesso materialmente da Paolo Cocco e Francesco Castronuovo; quest'ultimo, poco dopo il delitto, si presentò a casa del pentito Francesco Chiarello (che poi raccontò tutto ai magistrati) completamente coperto di sangue e persino sotto shock non aspettandosi evidentemente il tragico epilogo. Inoltre, era un picciotto con il compito di danneggiare e aggredire ed infatti aveva commesso un altro pestaggio simile pochi mesi prima di quello di Fragalà.
Le rivelazioni di un pentito
L'ordine dell'aggressione era partito dal boss di Borgo Nuovo, Francesco Arcuri, che proprio nel 2010 era stato da poco scarcerato dopo aver scontato una condanna per mafia.
Inoltre, nel corso di una conversazione intercettata in carcere, i capi mandamento Giovanni e Giuseppe Di Giacomo di Porta Nuova dimostravano di essere a conoscenza dei nomi degli autori dell'omicidio. La ricostruzione del delitto è stata poi resa possibile dalle dichiarazioni del pentito Chiarello, che fece i nomi di Francesco Arcuri, Antonino Abbate, Antonino Siragusa, Salvatore Ingrassia (coinvolti nella prima indagine, archiviata, del delitto) e di Cocco e Castronuovo, che non erano mai stati indagati prima. Abbate organizzò il pestaggio e indicò la vittima agli esecutori fornendo poi loro una copertura. Stesso compito ricoprirono Siragusa e Ingrassia. Fondamentali anche alcune intercettazioni, tra cui una in cui Cocco racconta alla moglie il suo ruolo nell'omicidio e un'altra in cui Castronuovo dice alla cugina di aver evitato l'incriminazione fino a quel momento.