Conl'apposizione delle firme di tutti componenti del collegio giudicante e cioèoltre al presidente Antonio Esposito, anche Amedeo Franco, Claudio D'Isa,Ercole Aprile e Giuseppe De Marzo sono state finalmente depositate le motivazionidella sentenza che ha condannato Berlusconi a 4 anni (tre dei quali condonati per l'indulto) per frodefiscale. Secondo la Cassazione (lo si legge fra le righe delle208 pagine della sentenza n. 35729/13, grazie ad una serie di società off shore, l'ex presidente del consiglioavrebbe evaso 7-8 milioni di euro dovuti al fisco per la compravendita di filmprodotti negli Stati Uniti.

Berlusconi,riconosciuto quale "ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanzadi anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per leaziende a lui facenti capo in vario modo" sarebbe stato "."ilsoggetto che in ultima analisi, anche dopo l'assunzione della veste diazionista di maggioranza, continuava a godere della ricaduta economica delsistema praticato".

"Ladefinizione come sovraffatturazione appare quasi un sottodimensionamento delfenomeno descritto e anzi, inadeguata a definirlo".

Unsistema che secondo il parere dei firmatari "ha permesso di mantenere e alimentare illecitamente disponibilitàpatrimoniali estere presso conti bancarioff shore intestati ad altre società che erano a loro voltaintestate da fiduciarie di Berlusconi".

"None' dunque verosimile che qualche dirigente di Fininvest Mediaset - spieganoancora i giudici - abbia subito per vent'anni truffe per milioni di euro senzaaccorgersene". Inoltre per i giudici della Cassazione, "Berlusconi,pur non risultando che abbia intrattenuto rapporti diretti con i materialiesecutori della gestione finanziariaMediaset, ha lasciato che tutto proseguisse inalterato mantenendo nelleposizioni strategiche i soggetti da lui scelti e che continuavano ad occuparsidella gestione in modo da consentire la perdurante lievitazione dei costi diMediaset a fini di evasione fiscale".

"I personaggi chiave -sottolineano i giudici - sono stati mantenuti sostanzialmente nelle posizionicruciali anche dopo la dismissione delle cariche sociali da parte di Berlusconie in continuativo contatto diretto con lui, di modo che la mancanza in capo aBerlusconi di poteri gestori e di posizioni di garanzia nella società non e' undato ostativo al riconoscimento della sua responsabilità'".

Nellasentenza tuttavia il filo logico del convincimento da parte del collegiogiudicante non pare essere supportato dalla cosiddetta "prova regina" e dopoun'attenta lettura si capisce come le motivazioni della condanna siano fruttodi un ragionamento induttivo da un verso e deduttivo dall'altro.

Essarileva come "esisteva una struttura,pur interna al gruppo Fininvest/Mediaset ma sostanzialmente parallela ai suoiorgani formali, che si occupava di questo tipo di operatività, che ovviamentenon doveva svelare la sua reale, illecita, attività, e che era costituita daBernasconi che ne era al vertice operativo, da Lorenzano che era l'uomo difiducia del gruppo deputato agli acquisti dalle majors, da alcuni formaliintermediari (Agrama e Cuomo su tutti), tutti con accesso diretto al verticeproprietario del gruppo".

SostanzialmenteBerlusconi sarebbe stato derubato dai suoi stessi dipendenti con la consapevolezzadi esserlo perché avrebbe tollerato non avendo mai liceto qualcuno prestandosial gioco.