La soluzione alle drammatiche condizioni di vita nelle carceri italiane sembra ancora molto lontana dall'essere trovata e il mondo politico continua a chiedersi quale sia la strada più rapida per cercare di rientrare nei parametri imposti dall'Unione Europa. Mentre in Parlamento continuano le discussioni sul "decreto detenuti" attualmente in approvazione al Senato (e già passato alla Camera), anche il CSM ha recentemente espresso le proprie opinioni riguardo ai risarcimenti e agli sconti di pena che potranno richiedere i detenuti che hanno vissuto in condizioni degradanti e disumane.

Il decreto detenuti garantisce alle persone che hanno vissuto in carcere in condizioni di sovraffollamento, un risarcimento pari ad un giorno di pena su ogni dieci vissuti disumanamente. Coloro i quali hanno già scontato la pena (o resta un periodo non sufficiente per ottenere il giusto risarcimento), possono invece richiedere otto euro per ogni giorno avuto ai limiti della sopportazione umana. Sebbene alcune forze politiche abbiano considerato addirittura troppo elevata questa cifra, il CSM ha recentemente espresso numerose critiche nei confronti di un risarcimento considerato totalmente inadeguato.

CSM: espresso all'unanimità il parere contrario sul nuovo decreto

Con 19 voti favorevoli e due astenuti, il CSM ha bocciato senza esitazione il nuovo decreto proposto dal Ministro Orlando: "L'obiettiva esiguità del quantum risarcitorio (...) potrebbe essere sospettata di svuotare di contenuto la tutela offerta dalla disposizione sovranazionale..." Dunque con questo risarcimento, l'Italia rischia nuove sanzioni da parte dell'Unione Europea?

Va aggiunto a ciò che lo stesso CSM ha molti dubbi sulla reale messa in opera di questo provvedimento che rischierebbe di creare un nuovo rallentamento dei processi. Per cercare di trovare una via d'uscita a questo probabile stop della giustizia, i Radicali Italiani continuano la loro lotta nei confronti dei provvedimenti di amnistia e indulto, anche grazie al nuovo sciopero della fame, supportati da altri membri del Parlamento nonché dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.