I detenuti sottoposti a trattamento inumano nelle carceri italiani vanno risarciti: lo ha stabilito la Camera su proposta del PD. Il presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti ha sottolineato come il decreto sia "un cedimento sul fronte della legalità, ma rappresenti al contempo un provvedimento che risponde ad un obbligo assunto dall'Italia nei riguardi del comitato dei ministri del Consiglio d'Europa al fine di evitare migliaia di condanne e multe salatissime". Certo il ragionamento della Ferranti è contorto ma a grandi linee intuibile: l'Italia non poteva fare altrimenti, in caso contrario sarebbe andata incontro a conseguenze pesantissime.

La proposta comunque deve ancora approdare al Senato per l'ok definitivo. Valutiamo tutto più neldettaglio.

Il decreto prevede lo stanziamento di 20,3 milioni di euro ai detenuti che hanno subito un trattamento inumano in carceri sovraffollate. Il risarcimento va richiesto entro 6 mesi dalla fine della detenzione e si otterrano 8 euro per ogni giornata passata in quelle condizioni. Chi è ancora in galera otterrà invece uno sconto di pena di 1 giorno ogni 10 trascorsi. Questi punti sono di certo discutibili: i soldi non ricompensano l'umiliazione subita e peraltro stiamo parlando anche di cifre ridicole. Lo sconto di pena invece sembra essere una mezza soluzione, che però si orienta giustamente verso il futuro al contrario della soluzione pecuniaria.

Non è ancora chiaro se i detenuti ancora in cella potranno fuire del trattamento economico o beneficeranno solo dello sconto di pena.

Il decreto tratta però anche altre tematiche, in primis il carcere preventivo: qualora il giudice dovesse rilevare che la pena da scontare non risulta superiore ai 3 anni potrà applicare i soli arresti domiciliari come misura preventiva.

Viene poi ribadito il divieto di applicare i domicialiari e il carcere preventivo in attesa di processo in quei casi destinati a concludersi con la sospensione della pena. La norma non è applicabile ai reati ad elevata pericolosità sociale, quali lo stalking, la corruzione, la concussione, ecc. (si tratta del punto forte della riforma, che eviterà un gran numero di carcerazioni preventive a danno di migliaia di innocenti).

Si andrà poi ai domiciliari senza bisogno di scorta da parte delle forze dell'ordine.

Aumenta inoltre il numero dei magistrati di sorveglianza; nel caso che l'organico sia scoperto del 20% il CsM destinerà alla magistratura di sorveglianza anche dei giudici di prima nomina. Aumenta infine di 204 unità il numero di agenti di polizia penitenziaria mentre diminuisce quello degli ispettori del medesimo comando.