Da anni ormai si discuteva di togliere il vitalizio ai parlamentari condannati con sentenza definitiva e, finalmente, dopo la prima bozza di Laura Bottici (M5S) e dello stesso Presidente del Senato Pietro Grasso, presentata il 9 giugno 2014, si è arrivati alla delibera definitiva dell'Ufficio di presidenza della Camera.

La prima cosa che salta all'occhio leggendo il testo della delibera è che "la cessazione dell'erogazione dei trattamenti previdenziali erogati a titolo di assegno vitalizio o pensione" avverrà nei confronti di tutti quei parlamentari condannati con sentenza definitiva, comprese le condanne tramite patteggiamento, che prevedano la reclusione superiore a due anni per reati relativi a mafia, terrorismo e contro la pubblica amministrazione e comunque tutti i reati non colposi che prevedono una pena massima non inferiore ai sei anni, ad eccezione dei soggetti per i quali sia intervenuta la riabilitazione e ad eccezione delle pensioni di reversibilità.

Non appena approvata la delibera si è assistito ad un tourbillon di dichiarazioni da parte di politici, giuristi e costituzionalisti, chi d'accordo e chi contrario con la decisione ed anche qualche dubbioso perché in Italia, Stato di diritto, ogni regolamento, norma e legge ha la peculiarità di non riuscire mai ad essere chiara e trasparente e, mentre dovrebbe indirizzare in modo netto e deciso verso i classici bianco o nero, si trasforma puntualmente in una macchia indefinita di sfumature di grigio!

In base a ciò che afferma la stessa Laura Bottici sulla sua pagina Facebook, la delibera approvata non corrisponde alla bozza originaria e sono stati eliminati i reati non colposi con pena massima non inferiore a quattro anni, così come è stata eliminata la revoca del vitalizio anche per coloro che ottengano la riabilitazione (ma qui il diritto ha un suo perché) ma del resto, parafrasando un famoso detto: "il compromesso è il profumo della politica".

Il punto è un altro, a prescindere se siano giuste o meno determinate decisioni, se siano salvi o meno i diritti costituzionali, è veramente questo il problema del costo della politica italiana? Il M5S si lamenta del fatto che con questa delibera molti condannati salveranno il proprio vitalizio ma quanti sono i condannati?

Attualmente, in base ad un conteggio fatto da Beppe Grillo, le condanne definitive dei parlamentari italiani sono 24, di questi solo 4 possiedono i requisiti per essere nominati, cioè perderanno il vitalizio salvo riabilitazione, gli altri 20 hanno tutti condanne inferiori ai due anni quindi manterranno l'assegno.

Ma anche escludendoli tutti e 24, quanto si risparmierebbe?

Non sarebbe meglio concentrarsi sugli stipendi (€ 5.000,00 netti mensili, solo 4.750,00 se si svolge altra attività lavorativa), diaria per le spese di soggiorno a Roma € 3.503,11 mensili, rimborso spese per l'esercizio del mandato € 3.690,00, per spese di trasporto tra residenza ed aeroporto si usufruisce di un rimborso trimestrale di € 3.323,70, se la distanza è superiore ai 100 km il rimborso sale a € 3.995,10, rimborso annuo per telefonate pari a € 3.098,74 per un totale mensile di almeno 13.309,07 che all'anno fanno 159.708,84 ai quali vanno aggiunti altri 171.960,00 euro l'anno per senatore. In totale i due rami del parlamento, solo per il mantenimento di deputati e senatori, ci costano circa 155 milioni di euro all'anno...siamo sicuri che il problema siano proprio i vitalizi dei condannati?