Spesso i Radicali evocano la Direzione Nazionale Antimafia che, nella sua relazione 2014, ha esortato a rivedere la politica di repressione sulle droghe leggere. Vediamo perché i magistrati antimafia si sono esposti così tanto in un contesto politico che vede sì all'opera l'inter-gruppo per la legalizzazione della cannabis, ma anche un governo in ritardo nella presentazione della relazione annuale sulle tossicodipendenze in Italia, prevista entro il 30 giugno.

Cannabis in aumento

Nella parte di relazione dove si argomentano le ragioni per cui si raccomanda la legalizzazione delle droghe leggere, la Direzione Nazionale Antimafia è partita dal presupposto che si tratta di rilievi oggettivi, scevri da ogni forma di pregiudizio.

La tesi dei magistrati è che per ogni sequestro di sostanze illecite si immette sul mercato illegale un quantitativo pari a 10/20 volte. Argomentazione che si traduce in numeri che, soprattutto in riferimento alle droghe leggere, hanno visto un aumento dei sequestri del 120% nel periodo giugno 2013/luglio 2014 rispetto all'anno precedente. Un anno, il 2013, caratterizzatosi per 63.132 chili di cannabis (tra marijuana e hashish) che, stando alla tesi della Direzione Nazionale Antimafia, corrisponde a un decimo fino a un ventesimo dei cannabinoidi a disposizione sul mercato nero. In totale, i sequestri di cannabinoidi fino a giugno 2014 sono saliti a 147.132 chili, confermando quindi l'incremento precedentemente teorizzato.

Le altre droghe

Non solo droghe leggere, naturalmente, nella relazione annuale: sempre paragonando i medesimi periodi sopra considerati, i magistrati hanno rilevato una moltiplicazione nel sequestro di anfetamine e, più in generale, di droghe sintetiche. In leggero aumento sia il dato dei sequestri di cocaina che quelli di eroina, sebbene in misura meno rilevante.

Per le droghe sintetiche si è passati da 24 chili a 74, mentre la coca è salita da 3.748 a 4.499 chili e l'eroina da 800 a 851. Per quanto riguarda i cannabinoidi, infine, va ricordato che anche le piante costituiscono oggetto di sequestro. In questo caso si è verificato un forte calo, da 4074 chili a 900.

I dati che i magistrati antimafia evidenziano, non indicherebbero una minore penetrazione delle sostanze nel passato, ma unicamente un contrasto inadeguato al narcotraffico.

Problema a cui si sta ponendo rimedio con la tecnologia e che, a giudizio della Direzione Nazionale Antimafia, è destinato a essere ulteriormente limato con ulteriori incrementi di operazioni e sequestri. Sequestri che, però, saranno sempre insufficienti, se è vero che a fronte dei numeri sopraelencati, la relazione propone i dati delle sostanze che riescono ad arrivare sul mercato e consumate. Sono stime spazianti tra 1,5 e 3 milioni di chili all'anno solo per quanto riguarda i cannabinoidi. Un dato enorme se rapportato a sequestri che mai potranno debellare il mercato nero.

Il proibizionismo ha fallito

Secondo la DNA, dunque, si deve riconoscere il fallimento delle politiche repressive e che i cannabinoidi vadano legalizzati, trattati alla stregua di sostanze come alcool e tabacco: ovvero consumabili con criterio e il cui abuso è nocivo, ma si chiede di porre fine alla criminalizzazione di una sostanza e di chi ne fa uso, dirottando su altre priorità l'impegno delle forze dell'ordine. Senza dimenticare i capitali che il proibizionismo porta nelle casse delle mafie, in particolare della Ndrangheta, che figura fra le organizzazioni di narcotrafficanti più potenti al mondo.