La Grecia nonostante le previsioni di un testa a testa, ha scelto di dire no all'austerity, e sbatte le porte in faccia all'Europa della Troika. Il referendum è stato un trionfo del No, che vince con oltre il 61% dei consensi. Il voto lascia la nazione nell'incertezza con i mercati in balia degli eventi. Festeggiano i giovani, che con la loro scelta determinante hanno rimandato al mittente le proposte di rigore lacrime e sangue, imposte dai paesi dell'Unione con la Germania in testa, allo stato ellenico. Sarà la BCE di Draghi a decidere quanto ossigeno rimane alle banche greche, che non riapriranno prima di martedì.

Dopo i festeggiamenti il governo di Atene punta a rinegoziare il suo debito, forte del mandato popolare della sua gente da mettere sul piatto.

Tsipras: ha vinto la democrazia

Festeggia il leader greco Alexis Tsipras, che ha voluto la consultazione popolare con tutte le sue forze. Ma sono in molti a chiedersi se il suo azzardo porterà qualche risultato. Dalla Germania arrivano segnali non incoraggianti. Angela Merkel ha detto che non ci sono spazi per rinegoziare gli accordi, mentre il presidente del Parlamento Europeo, il tedesco Schulz, ha invocato per il popolo greco aiuti umanitari per non far pagare "le scelte sbagliate del governo" a donne, anziani e bambini. Per martedì è stato convocato un consiglio europeo straordinario, per decidere se esistono i margini per un nuovo memorandum e per redigere una bozza di accorto. Silenzio intanto dal primo ministro italiano Matteo Renzi, che ha convocato per domani il ministro dell'Economia Padoan a Palazzo Chigi.

Se Draghi dice no

C'è uno scenario immediato che spaventa la Grecia. Se la BCE decidesse di non fornire più liquidità alle banche greche ,queste non potrebbero più pagare le prossime pensioni e gli stipendi in scadenza. L'Europa ha già fatto sapere che non permetterà una valuta parallela o l'emissione di titoli di credito equivalenti, neanche per poco tempo. All'orizzonte compare l'ombra scomoda di Putin, che mina gli equilibri geopolitici dell'Eurozona e della Nato. Nei prossimi giorni quando i riflettori sulla scelta del popolo si saranno spenti, la Grecia si troverà nelle mani degli altri paesi dell'Unione. Rimane poco tempo prima della scadenza del 20 Luglio quando vanno restituite le rate del prestito alla Banca Centrale Europea. Se anche quella scadenza dovesse saltare, la Grecia si troverebbe in un sostanziale default, impossibilitata a garantire le sue emissioni di titoli pubblici e a finanziare il suo debito. A quel punto lo scenario di una nuova argentina nel cuore dell'Europa potrebbe avverarsi. E sono in tanti a domandarsi fin quando il popolo greco resisterà pacificamente. Il rischio non tanto remoto è che il tappo salti e populismi ed estremismi portino il paese nella povertà e alle soglie della guerra civile.