La France est en guerre. François Hollande non usa mezzi termini, non ha paura di pronunciare quella parola, la paura è stata smaltita, elaborata. Come il terrore. Come il lutto per le tante vittime, i tanti giovani morti trucidati al Bataclan. Est en guerre. Semmai la paura, adesso, è generata dalla preoccupazione di non essere abbastanza incisivi, di non avere gli argomenti giusti per spingere il popolo francese e poi tutta la comunità europea ad andare avanti, a non farsi fermare da una pazzia criminale, a non confondere Islam e terrorismo.

La Francia è decisa. Sarà l’immagine ancora troppo viva negli occhi dei cadaveri del Bataclan, sarà anche la necessità per Hollande di dare una risposta ai suoi cittadini, così la notte scorsa è stata nuovamente bombardata Raqqa, la città siriana ritenuta covo principale dell'Isis. Intanto a Bruxelles e in tutto lo stato belga si alza il livello di allarme ed è stata annullata l’amichevole Belgio-Spagna, per motivi di sicurezza.

L'Italia

E l’Italia? L’Italia, ha paura, forse. Anche se non lo dice. Il Giubileo alle porte apre scenari immaginifici catastrofici. Fatti di terrore più che di contrapposizione religiosa, e la folla di pellegrini prevista nel corso dell’evento che inizia con l’apertura della porta santa, può rappresentare un facile e ghiotto obiettivo per chi volesse ancora colpire l’occidente.

Il pericolo bisogna cercarlo nei pazzi fuori controllo, dice Monsignor Liberio Andreatta, dell'Opera Romana pellegrinaggi, invitando a guardare il Giubileo come a una opportunità.

Ma non solo Roma. Milano, Napoli, Torino, città simbolo del Paese, con i loro rispettivi patrimoni di cultura e di umanità, da tempo sono tenute d’occhio dalla nostra intelligence che, nelle ultime ore, ha rafforzato i controlli e le azioni di sorveglianza. Il Ministro degli Interni, Angelino Alfano, dice che la elevazione dello stato di allerta non corrisponde a segnali indicativi di specifici movimenti terroristici che abbiano come bersaglio l’Italia, ma, aggiunge, che vengono adottate tutte le necessarie misure di prevenzione e di controllo. E annuncia più di 24mila militari per il Giubileo.

Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dal G20 di Antalya ha lanciato un avvertimento ai partner europei e alla Francia: serve una strategia comune per un intervento complessivo in tutto il Medio Oriente e non solo. Ha insistito, poi, sulla necessità di coinvolgere Putin e ha condiviso la linea di Obama il quale ha annunciato che non manderà truppe in Siria. Il dibattito politico si infiamma e toni e contenuti, purtroppo, non sempre aiutano la comprensione su Isis, sicurezza nazionale e internazionale, guerra.

La politica

Il leader della Lega, Matteo Salvini, dagli studi di Uno Mattina, plaude alla reazione della Francia: “Hanno capito che l’isis è un obiettivo comune, che le frontiere vanno chiuse.

In Italia c’è confusione. Ci si ferma alla riflessione sui musulmani se siano o meno tutti terroristi”. Poi risponde al Ministro Angelino Alfano: “Come gli viene in mente di dire che io sarei dispiaciuto perché non è stato fatto un attentato in Italia? Alfano se hai un minimo di lucidità, manda i controlli alle frontiere”. Nello stesso studio, il parlamentare Pd, Emanuele Fiano, ribatte: “Se non c’è propaganda può esserci unità. Tra la democrazia e la Sharia dell’Isis non c’è possibilità di dialogo. Bisogna mettere in campo tutte le risorse possibili. A proposito della guerra – aggiunge, facendo eco a Renzi -, che è una parola dura da pronunciare ma non impossibile, voglio ricordare che oggi tutti paghiamo le conseguenze della volta che Francia e Inghilterra hanno deciso di partire da soli per un attacco sulla Libia.

Io voglio vedere una alleanza che comprende Stati Uniti e Russia e paesi dell’est europeo. Dobbiamo capire prima qual è la situazione migliore, del resto abbiamo in corso da mesi bombardamenti in quelle aree. La soluzione è anche militare, ma non solo”.