L'esclusiva intervista al presidente siriano è stata condotta da un giornalista della AFP (Agence France-Press), una delle agenzie di stampa francesi più conosciute al mondo. Durante il colloquio, il premier ha dichiarato il suo obiettivo di riuscire a risollevare le sorti del paese, puntando principalmente al piegamento delle forze ribelli che al momento sono la principale piaga del paese e causa della guerra.

Il piano di ripresa siriano

Durante l'intervista, Bashar Assad ha affermato che il suo governo "ha bisogno di tempo", per sconfiggere i gruppi che vanno contro di lui a causa del coinvolgimento di diverse forze regionali interne alla Siria.

Assad inoltre si è dimostrato "propenso alla partecipazione ai colloqui di pace", ricordando che "la collaborazione per instaurare un clima di pace non vuol dire smettere di combattere il terrorismo, che deve continuare ad essere la priorità di tutte le nazioni". Bashar Assad continua l'intervista affermando che "l'offensiva del suo esercito con l'aiuto dell'aviazione russaper occupare i villaggi circostanti Aleppo è stata necessaria per far sì che cessassero i rifornimenti provenienti dalla Turchia per i gruppi ribelli". Infine, ha terminato sottolineando che "l'unico modo per far si che la Siria si possa riprendere è il "taglio" di tutti i punti di rifornimento per i ribelli presenti in Turchia, Giordania e Iraq".

A margine dell'intervista, ha rigettato le accuse delle Nazioni Unite e le ha definite delle "politicizzate e senza fondamento". Le accuse imputate al governo siriano sono di crimini contro l'umanità, per lo sterminio di migliaia di detenuti e per il rapporto tra alcune forze governative e i ribelli con conseguenti crimini di guerra.

La politica ONU per la ripresa della Siria

Nel frattempo, l'ONU impone che nel paese ci sia una cessazione del conflitto nel termine di una settimana, questo ultimatum è dovuto alle gravi situazioni umanitarie presenti al momento nel Paese. La Siria oggi conta 250.000 morti e ben 11 milioni di sfollati. Inoltre, a causa del conflitto che va avanti ormai da cinque anni, l'ONU non riesce ancora a prestare i dovuti aiuti umanitari a più di 13 milioni e mezzo di persone al momento tagliate fuori. Si spera, adesso che ci sia un risvolto positivo dopo l'accordo di Monaco di giovedì sera per il cessate il fuoco e per l'erogazione urgente degli aiuti umanitari.