Il destino del governo Renzi dipenderà dall’esito dei ballottaggi di Milano e Roma? Inutili girarci troppo intorno: il diretto interessato è ben consapevole del quadro che è andato delineandosi all’indomani del primo turno delle amministrative. Il premier ha pagato un calo fisiologico nei consensi interrompendo la cosiddetta luna di miele, caratteristica che accomuna in positivo la prima fase di tutti gli esecutivi subentranti.
Nelle critiche e nelle polemiche di parte è stato a più riprese tirato per la giacchetta dal suo stesso partito, il Pd, con la minoranza interna che attende da tempo e con paziente cinismo la caduta del suo segretario. Le ultime indiscrezioni che danno D’Alema iperattivo a sostegno di Virginia Raggi nella Capitale non devono sorprendere. I nemici di Renzi hanno capito che il lavorio di logoramento ha iniziato a dare i suoi frutti. Per questo Milano e Roma rappresentano due crocevia fondamentali: se dovessero arrivare due sconfitte brucianti, il premier attenderebbe il referendum costituzionale accerchiato e in totale solitudine.
L’ottimismo per Sala
Una boccata di ossigeno per Renzi potrebbe arrivare da Milano con Beppe Sala dato in leggero vantaggio rispetto a Stefano Parisi, l’uomo del Centrodestra. I due city manager, così uguali così equivalenti, daranno vita a una sfida all’ultimo voto. Non saranno decisivi i nuovi apparentamenti: i Radicali ora a sostegno dell’ex ad di Expo non amplieranno di molto la forbice. Al contrario, potrebbero pesare gli elettori del M5S se tornassero alle urne per dare una chance a Sala. Non dovrebbe modificare la propria portata elettorale Parisi, presentatosi alle urne con una coalizione già eterogenea che spazia da Forza Italia alla Lega. “Abbiamo vinto nelle periferie - ha commentato Parisi - perché abbiamo scelto di dare una risposta ai problemi della sicurezza, delle occupazioni delle case abusive e della mobilità”.
A replicargli indirettamente Sala, che ha annunciato la sua ultima proposta: “Ogni mese faremo la giunta comunale in un quartiere diverso: la prima sarà al Giambellino. Non sarò un sindaco chiuso dentro le stanze di Palazzo Marino”.
Complotto Capitale
Polemiche e storie differenti a Roma, dove Roberto Giachetti è chiamato a ribaltare i pronostici che lo danno sconfitto contro Virginia Raggi. Le chance restano poche nonostante una campagna elettorale impostata all’attacco e su temi popolari come Olimpiadi e nuovo stadio. Nella Capitale più che altrove, dopo che Salvini ha rotto gli indugi, è andata in scena la corsa all’apparentamento pro cinquestelle. Non per una questione di condivisione politica, quanto per un preciso disegno: far crollare Renzi.
Nella girandola di smentite e conferme, D’Alema ha lanciato la lunga offensiva al premier che si manifesterà solo con la costituzione di un comitato del NO per il referendum costituzionale di ottobre. Ora che si sono aperti spiragli per ribaltare tutto, D’Alema inizia ad assaporare la sua personale rivincita che cova da tempo nei confronti del giovane nemico. A sorpresa anche Sinistra Italiana ha preso le distanze da Giachetti e dal PD con Nicola Fratoianni: “Renzi perde? Va bene così, non potrebbe essere diversamente. Il Re è nudo”.