Sarà l’inesperienza o quel dover distinguersi sempre e comunque dal vecchio, ma il Movimento 5 Stelle sul caso Brexit ci ha capito davvero poco. In un appuntamento cruciale per le sorti della vecchia e cara Unione Europea, i grillini sono arrivati impreparati. Una condizione fisiologica, quest’ultima si dirà, se si considera il fresco background politico dei cosiddetti portavoce che ora siedono a Bruxelles.
In realtà a pesare sulla profonda ambiguità politica emersa nei momenti appena precedenti e posteriori al voto britannico, è quell’anomalia strutturale interna che già tanti malumori e problemi ha creato nei confini italici. Il Movimento 5 Stelle, nonostante una crescita importante, è come quelle autovetture coperte da assicurazione solo per il conducente. Che si tratti di Italia o di Europa, la metamorfosi grillina è destinata a ripetersi in base alle situazioni e alle convenienze del momento. Con buona pace della coerenza, una prerogativa che contraddistingue da sempre una sola categoria ben definita della politica internazionale: gli assenti.
Come ti modifico il post
Quanti tra gli stessi elettori del M5S si sono chiesti, al di là del caso Brexit: “Ma siamo a favore o a sfavore dell’Europa?”. La stessa domanda devono essersela posta i vertici del direttorio chiamati ad elaborare una sorta di decalogo poi pubblicato sul blog del comico genovese. Esistono due versioni del testo in questione: la prima al punto 10 traccia la strada per un referendum italiano sul modello britannico “I cittadini dovrebbero poter esprimere la loro opinione, senza dover subire le decisioni calate dall’alto”; versione poi modificata in tal modo “Il Movimento 5 Stelle è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla. Se non fossimo interessati all’Unione Europea non ci saremmo mai candidati”.
Tra i primi a denunciare lo strano caso di revisione è stato l’ex militante, Walter Rizzetto: “Fate come volete sull’UE, ma non parlatemi di correttezza, coerenza e onestà perché state prendendo per il culo la gente che vi segue e che vi legge”.
Pro UE ma con Farage
Il M5S, è bene ricordarlo, siede tra i banchi del Parlamento Europeo al fianco dell’UKIP di Nigel Farage, il principale artefice e promotore del leave della Gran Bretagna. Dopo aver preso le distanze dal leader britannico prima del Brexit, i cinquestelle si sono schierati contro la risoluzione di Bruxelles che avrebbe imposto l’addio immediato e senza privilegi del Regno Unito dall’Europa. A spiegare le ragioni della scelta è stato il leader Luigi Di Maio: “Non partecipiamo a intimidazioni del popolo inglese.
Vogliamo dare i tempi, che deciderà come Stato sovrano, alla Gran Bretagna per uscire dall’UE e fare tutti gli accordi. Non abbiamo alcuna intenzione di partecipare a questa operazione puniamone una per educarne 100”. Insomma, rispetto a quanto dichiarato in passato, il Movimento 5 Stelle ha cambiato rotta in maniera vigorosa: l’Europa non è più in discussione, al contrario dell’Euro (si punta all’abolizione attraverso un referendum popolare ndr), ma guai a isolare coloro che hanno deciso di chiudere orgogliosamente le loro porte.