Nella terza serata della Festa Nazionale de l'Unità a Catania si è svolto il dibattito "Le sfide della sinistra nel disordine mondiale" con il ministro degli Esteri Gentiloni e Massimo D’Alema. Ecco le principali affermazioni fatte nel dibattito da Paolo Gentiloni.
Sulla crisi europea e il ruolo del PD
"Il Pd suscita attenzione e curiosità anche all'estero perché rispetto ad altri partiti della stessa area non è in crisi. La sinistra europea attraversa uno dei momenti più complicati della sua storia e fa fatica a trovare risposte per andare avanti.Se essa dà risposta conservatrice che insegue la destra su protezionismi e migrazioni è destinata ad avere ancora più difficoltà. Se inseguiamo Trump andiamo da poche parti. I partiti tradizionali sono in difficoltà, ma essa è asimmetrica e riguarda in modo più evidente le forze della sinistra.I conservatori invece galleggiano. A Roma i voti aumentano al PD andando dalla periferia al centro, ma dire che la colpa di questo è di Renzi è demagogico e sbagliato: si tratta di un fenomeno che accade in Europa da 20 anni. Anzi Renzi è un tentativo di rispondere a questo problema, non certo la radice. Oggi girando per l'Europa si guarda all'Italia con grande speranza e aspettativa. Il PD rimane una grande comunità politica in cui si possono fare dibattiti impossibili altrove. Chi vorrà candidarsi contro Renzi lo può fare, ma non si può rompere questa comunità democratica. In campagna elettorale personaggi come D'Alema non possono evitare di impegnarsi per i nostri candidati. Anche io sono stato in minoranza, durante la fase della segreteria Bersani, ma ho sempre fatto campagna per i nostri candidati. Non è la collocazione in minoranza dentro un partito che può determinare la rottura. Se legittimiamo questa visione si mettono in discussione le fondamenta del PD.Io sono più di 10 anni che condivido le battaglie di Renzi ma chi pensa che lui abbia torto ha diritto di dirlo. Però ciò non può significare che il PD non debba essere unito in parlamento e nei territori."
"Il SI al Referendum semplifica le istituzioni. Con il NO un colpo al PD, non a Renzi"
"Dire che il PD non debba avere una posizione per il SI al referendum non è corretto. Si può criticare, ma è inaccettabile che dentro una comunità come il PD non si rispettino le regole di base.Il D'Alema di oggi mi pare diverso dal D'Alema degli ultimi 20 anni, che condividevo, quando parlava di necessità di una democrazia in grado di decidere, mentre oggi ci parla di "autoritarismo" quando la riforma non aumenta i poteri del Premier. Quello che proponeva lui nel 1997 era ancora più rafforzativo del ruolo del Premier. Ora finalmente i tentativi di questi vent'anni arrivano a compimento e non possiamo definirlo uno stravolgimento della Costituzione. D'Alema oggi contesta i voti di Verdini e vent'anni fa prese quelli di Mastella per governare. Da un leader come D'Alema non mi aspettavo che diventasse il "signor NO", certe parole me le aspetto da Di Maio o da Travaglio, non da lui. Comunque lui è uno dei fondatori del PD e credo che debba continuare a dare il suo contributo al partito. Se vince il SI finalmente dopo decenni semplifichiamo le istituzioni, riduciamo i costi della politica e avremo più chiarezza nel rapporto Stato-Regioni. Il SI darebbe ovviamente più forza al Governo e al PD, che affronterebbe con più slancio le prossime sfide.Ci serve un conferma nel referendum sulla bontà di quanto fatto negli ultimi anni e dimostrerebbe un buono stato del partito. Al contrario se vince il NO sarebbe una battuta d'arresto al tentativo di decenni di riforme e le conseguenze negative si soffrirebbero per mesi o anni: non si farebbero nuove riforme per anni. Sarebbe un colpo al PD ma non per Renzi, quanto per l'intera comunità del partito che si è impegnata in questa battaglia. Tutto il partito sarebbe indebolito. Non è che ogni volta che perdiamo una battaglia dobbiamo però essere catastofisti".