Per il governo italiano è arrivata una lettera da Bruxelles. In essa la Commissione europea pretende chiarimenti per quanto riguarda la manovra economica che la nostra classe politica intende applicare nel 2017. In particolare, è di notevole rilevanza nella missiva l’interrogativo sulle possibilità del nostro Paese di rientrare nella flessibilità.

Lettera che desta tutt'altro che preoccupazione, come spiega il nostro ministro dell’economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, che la definisce ‘normale’, in quanto è giusto che l'Italia fornisca delucidazioni sulle misure che intende applicare per rilanciare la propria economia.

Misure che per Padoan sono fisiologiche conseguenze delle spese per terremoto e migranti che spiega "non sono solo italiane, ma europee e sono il motivo principale per cui il deficit nel 2017 sarà al 2,3 percento.”

A quanti negli ultimi tempi non si sono riservati dal criticare i tempi lunghi per l’elaborazione della manovra, il ministro ci tiene a far sapere che il ritardo è dovuto alla sua peculiarità. Essa, caratterizzandosi per una nuova innovativa legge di bilancio, è soggetto di un lavoro più lungo da parte del personale ministeriale. Padoan però si manifesta molto fiducioso, e in perfetta sintonia con Renzi, assicura che la manovra sarà mantenuta.

L’Unione Europea attende una risposta entro la sera del 27 ottobre, con la speranza di avere i chiarimenti richiesti sull’entità economica del Documento programmatico di bilancio. Quello italiano non è il solo governo ad aver ricevuto questo tipo di lettera. Altri 6 Paesi ci fanno compagnia: Belgio, Cipro, Finlandia, Lituania, Portogallo, Spagna. Relativamente alla situazione italiana, alla Commissione europea non è chiaro il cambio di rotta rispetto agli impegni presi la scorsa primavera, soprattutto per quanto riguarda i conti pubblici. Il dbp desta dubbi a Bruxelles su quelle segnate come 'spese straordinarie': le uscite per migranti e terremoto dello scorso agosto.

"Il cambiamento pianificato nel saldo strutturale per il 2017 è negativo e ben al di sotto dello 0,6% del Pil o più raccomandato dal Consiglio", così si chiude la missiva.