Aula Camera, 25 ottobre 2016. Con 109 voti di scarto viene approvato il rinvio in Commissione della proposta di legge del movimento 5 stelle sul dimezzamento degli stipendi dei parlamentari. A conti fatti è una vittoria del PD, che fa fronte comune, rivelandosi più forte dell’opposizione. Voto contrario, oltre che dei Grillini, anche di Sinistra Italiana, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Verdetto che ha inevitabilmente sollevato polemica, soprattutto tra le file del M5S, a cominciare dal leader Beppe Grillo. L’ex comico genovese, a caldo dichiara: "Renzi e il PD hanno votato per affossare la nostra proposta di dimezzamento degli stipendi dei parlamentari!”.

Sulla scia polemica degli ultimi giorni, denuncia anche che, grazie al premier e al suo partito, gli stipendi dei parlamentari italiani rimangono i più alti in Europa.

A fare il paio con le parole di Grillo, ci sono quella dei 2 deputati pentastellati, Di Maio e Di Battista. Il primo afferma che il leader del PD “in televisione propone emendamenti, poi in Parlamento è latitante". Riferimento neanche troppo velato alle recenti apparizioni a vari tg e talk dell’ex sindaco di Firenze. Non ultima, la partecipazione al programma di Rai 3 “in ½ h”, in cui ha dichiarato come la diminuzione degli stipendi parlamentari sia un argomento cardine del Referendum, ma da affrontare in modo diverso dai grillini.

‘Diba’si definisce addirittura indignato dal comportamento dei suoi compagni di aula appartenenti al Partito Democratico, definendoli più pericolosi dell'Unione Europea. "Siamo Davide contro Golia ma non molleremo di un centimetro! Viva la Repubblica viva la sovranità popolare" incita il grillino, che non si fa mancare un riferimento al referendum (“Spero che a dicembre metteremo fine a questo disgusto”), sempre più vicino.

E lancia un appello, ai suoi sostenitori e non solo. Con la sua ormai inseparabile moto è pronto a girare il Paese, e non vuole essere solo: “Venite con noi”.

Da Montecitorio arriva la replica sul punto che sembra interessa di più l’attuale Consiglio dei Ministri. "In riferimento ad articoli pubblicati in questi giorni dalla stampa e da giornali online, si evidenzia innanzitutto che i dati inizialmente pubblicati (e poi corretti) non corrispondevano a quelli riportati dal sito della Camera, aggiornati per effetto delle decisioni assunte dall'Ufficio di presidenza nell'ultimo decennio" fa sapere il governo con una nota.

L’Italia in questa classifica si trova al 5° posto. Mentre, in quella per inefficienza, la nostra classe dirigente sembra darsi da fare per non essere inferiore a nessuno. Forse è ora che oltra agli stipendi, si cerchi anche di dare un taglio alle polemiche.