A poche ore dalla scadenza del termine fissato dal notaio Pensavalle per le dimissioni di massa, considerato che le firme raggiunte sono state in realtà solo sette (Simona Princiotta, Salvo Sorbello, Cetty Vinci, Salvo Castagnino, Gaetano Bottaro, Fabio Alota e Dario Tota), l'opposizione a Palazzo Vermexio deposita al protocollo la mozione di sfiducia al primo cittadino. Servono sedici firme per trattarla in aula e ventisette voti per essere approvata. Con tale esito, decadrebbe non solo il Consiglio comunale, ma anche il Sindaco e la Giunta. Ed è questo l'obiettivo di coloro che hanno assunto l'iniziativa (Simona Princiotta, Salvo Sorbello, Cetty Vinci, Salvo Castagnino e Fabio Alota), entrando in sintonia con la disaffezione della cittadinanza verso la classe dirigente cittadina, anche alla luce della ribalta nazionale che ormai hanno assunto le vicende giudiziarie che coinvolgono politici e funzionari a Palazzo di città.

L'indignazione popolare

Nei giorni scorsi, infatti, ancora i servizi televisivi prima del programma di Italia 1 "Le Iene show" e poi di quello de La 7 "L'aria che tira" hanno affondato il coltello nella piaga delle inchieste siracusane, destando un forte senso di indignazione nei siracusani, protagonisti lunedì sera di una protesta in piazza Duomo. Cetty Vinci, nel presentare l'iniziativa di quest'oggi, ha sottolineato che essa vuole "sollecitare nuovamente la sensibilità degli altri colleghi allo scopo di ottenere, intanto, la trattazione della mozione in aula".

Conseguenze della mozione di sfiducia

In effetti, anche da un punto di vista giuridico, rispetto alle firme raccolte dal notaio, in questo caso c'è una differenza importante: le dimissioni collettive non avrebbero comportato la decadenza del Sindaco che, qualora non si fosse dimesso, avrebbe continuato e terminato la propria esperienza tra un anno e mezzo. In questo caso, invece, la votazione con il quorum richiesto della mozione di sfiducia determina anche la decadenza del primo cittadino ed il ritorno dei siracusani alle urne.